Vivere per un anno o un semestre all’estero è sicuramente l’esperienza più incredibile che un adolescente possa mai fare. É positiva da tutti i punti di vista, per la lingua prima di tutto, ma anche e soprattutto per l’intraprendenza, l’autonomia e l’umiltà che un exchange student acquisisce in un paese di cultura e mentalità diversa. Ogni esperienza è soggettiva, dal momento che è vissuta da studenti diversi che la condizionano con il proprio carattere, con la propria cultura e i propri valori. Per ciò che riguarda la destinazione, ognuno sceglie quella che lo attira di più (per la lingua o per la cultura o per l’ambiente). Ultimamente molti studenti scelgono paesi anglofoni quali Stati Uniti, Canada e Australia, dal momento che uno dei loro obbiettivi è conoscere e saper parlare l’inglese come la loro lingua madre.
Attualmente sono una exchange student a Ottawa (ON) in Canada. Ho scelto di trascorrere un periodo all’estero esattamente un anno e sei mesi prima della mia partenza: all’inizio la mia idea era di frequentare un intero anno scolastico in un paese anglofono, ma a causa di alcuni problemi con la scuola italiana, ho dovuto rinunciare a questa scelta. Nell’ottobre 2018 mi sono iscritta per il secondo semestre in Canada scegliendo sia la città che la scuola. Perché proprio il Canada? Per svariate ragioni: oltre alla lingua e ai paesaggi mozzafiato, l’alta qualità della vita e dell’istruzione mi hanno portata a scegliere lo stato con laMaple Leaf. Quandosono atterrata sul suolo canadese mi sembrava di essere in un sogno: per la prima volta da sola in un paese oltreoceano. Finalmente avrei vissuto l’esperienza più indimenticabile della mia vita. Come ogni exchange student, tuttavia, ho incontrato delle difficoltà, specialmente all’inizio: mi trovavo in un posto nuovo, non conoscevo nessuno e non parlavo bene la lingua; inoltre ho faticato duramente nell’adattarmi alle temperature (le temperature oscillavano tra i -25 gradi e i 3 gradi). Questo tipo di esperienza, ovviamente, richiede anche dei sacrifici.
Nelle prime settimane trascorse qui ho notato abitudini completamente diverse da quelle italiane, molte delle quali, però, mi hanno letteralmente lasciata senza parole. Qui tutti, ma proprio tutti, quando salgono o scendono dal bus salutano e ringraziano cortesemente l’autista, ed egli fa altrettanto. Oppure nel momento in cui sale una persona anziana o una signora incinta, il passeggero che occupa il posto più vicino alla porta immediatamente si alza in piedi e lascia il posto libero alle persone che ne hanno bisogno. Vi sono differenze anche nell’ambito culinario: il pranzo avviene intorno alle 11:30 mentre la cena alle 6:30/7:00 di sera, quindi il periodo di digiuno della notte è molto più lungo rispetto a quello a cui siamo abituati. Ciò, all’inizio, ha rappresentato un problema, poiché mi svegliavo con lo stomaco dolorante per la fame; tuttavia, il punto di forza dei pasti canadesi è l’accompagnare la portata principale con una bevanda a base di caffè e latte (caffè annacquato mescolato con la parte grassa del latte) che rende il pasto più sostanzioso. Anche a scuola le abitudini sono molto diverse, a partire dal rapporto informale tra studente-insegnante che mi è sembrato quasi familiare o comunque di stretta amicizia: si danno del “tu”, si scambiano nel bel mezzo della lezione. Durante un test in classe, invece, se qualcuno non capisce una consegna, il professore non esita a chiarire a tutti come svolgere l’esercizio, suggerendone l’intero procedimento. Gli studenti in classe sono liberi di fare ciò che vogliono: mangiano, parlano e usano il telefono durante le ore di lezione. Questo mi ha alquanto scioccata, poiché mancanza di rispetto nei confronti del lavoro insegnante. Un punto di forza, invece, è che nessuno viene giudicato per come si veste, per il suo orientamento sessuale o per le proprie opinioni. In Italia, invece, nonostante la Costituzione preveda una scuola all’insegna dell’integrazione, la diversità, in alcuni casi, viene ancora derisa. I teenager canadesi vanno volentieri a scuola, senza paura di essere presi in giro quando indossano pigiama e ciabatte o quando portano ombretto e mascara sugli occhi anche se sono maschi, o hanno delle difficoltà nel parlare. La vita in Canada è dunque ben diversa dalla nostra, e la scuola lo è ancora di più. Quest’ultima è una grande comunità che promuove l’integrazione di chiunque.
Ludovica Felicella, corrispondente dal Canada