24 ottobre 2010. Eugenio Troìa ed io ci siamo recati al Palaisozaki per vedere un gruppo dei tanti vecchi dinosauri del rock. I Supertramp, così si chiama questa band “giovane dentro”, come dimostrano alcune esecuzioni del calibro di “Goodbye Stranger” e “Logical Song”. Un gruppo di antichi rockettari posati, che, sebbene non si lancino in espressioni di giovanile entusiasmo, suonano sempre da Dio. L’esibizione comincia alle 21 e rispetta pienamente la dicitura della locandina “their greatest hits and more”. Hanno ripercorso tutta la loro storia, con successi come “Rudy”, “Hide in your Shell” e “Breakfast in America”, introdotta dal sassofonista con le parole “Italians make a very good dinner, supper, lunch, but not breakfast, i really prefer … BREAKFAST IN AMERICA!”. Almeno la metà delle canzoni sono state supportate da fantastici effetti grafici proiettati su uno schermo alle loro spalle, che ha permesso al pubblico di immergersi nella spettacolare atmosfera delle loro canzoni.
Il piatto forte è stato lasciato per il Bis: con canzoni come “Dreamer” e “Crime of the Century” hanno concluso il tutto lasciando il pubblico attonito per la maestria e per l’autenticità del loro sound, anche se solo tre della decina di persone su quel palco erano membri originari.
Però (eh sì, c’è un però) l’accoglienza ha lasciato a desiderare. Infatti non ci sono stati grandi slanci nemmeno dalla parte del pubblico: essendo per la maggior parte costituito da gente che si comprava i loro vinili, l’età media era sui 50, cosa che mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto riflettere sull’inevitabile trascorrere del tempo e, senza cadere in inutili sofismi o visioni apocalittiche, anche i vecchi giganti vengono dimenticati. Se si dice ad un nuovo teenager “Rudy is on the train to nowhere” questi non sa che si tratta di un verso di una canzone magica, che in 7 minuti riesce a riassumere tutta l’Inghilterra degli anni ’70.
Anyway, caro Rick (Davies, pianista e compositore di molte canzoni, ndr) posso dirti, a nome di tutti, grazie per averci fatto sognare ancora una volta, ancora una sera.
Riccardo Tione (4B)