A Fisica, in via Giuria 1, è difficile trovare qualcuno che non conosca Paolo Zito, quanto meno di vista.
In un corso di laurea che tanti sentono come una seconda famiglia, dove le lunghe e frequenti esperienze di laboratorio rendono pressoché impossibile l’isolamento, è naturale che il classico tipo alla mano, capace di parlare di tutto con tutti, lasci facilmente il segno nella memoria.
È per questo, forse, che molti ricorderanno giovedì 19 gennaio come un febbrile e angoscioso passaparola tra i banchi dell’aula magna.
Tutto comincia quando qualcuno nota la sua assenza a lezione. Il suo telefono che squilla a vuoto. I coinquilini che non l’hanno visto rientrare. La sera prima in una birreria, con i compagni di corso. Alcol, tanto alcol. E la notizia di un corpo ritrovato sui binari del treno in via Tirreno. Di un ventenne. Di uno studente. Di scienze. Poco per volta, l’angoscia diventa consapevolezza.
Paolo Zito era iscritto al secondo anno di fisica. Originario di Boves, era fuorisede. Era uno studente brillante, tanto da aver partecipato all’Alfaclass Summer School della Fondazione CRT.
Se ne è andato dopo una serata passata a bere tra amici, rifiutandosi di prendere il taxi che gli avevano chiamato, sebbene fosse un po’ troppo brillo per tornare a casa.
Naturalmente in tutto ciò il primo pensiero va alla fragilità della vita. Al fato, alla casualità. A quella volta in cui ci hai parlato insieme. Se è toccato a lui, poteva benissimo toccare alla persona che gli stava di fronte. Nell’ordine delle cose poteva succedere a chiunque. Sarebbe stata la stessa cosa, in fondo.
Nonostante queste riflessioni, tutto sommato banali, a mente lucida non si può fare a meno di chiedersi se questa tragedia, in fondo, non si sarebbe potuta evitare.
Ha un senso rinunciare alla propria vita per aver voluto superare il limite imposto dal proprio organismo, barattando i propri vent’anni per un bicchiere in più?
Vale la pena affidarsi ad un modello di divertimento basato sull’andare in un locale e riempirsi di alcolici fino a quando la coscienza è completamente azzerata?
Non si tratta di giudicare il gesto in sé (penso che ognuno sia libero di assumere le sostanze che reputa più opportune) ma piuttosto di considerare le conseguenze che quel gesto può portare. Soprattutto quando, condotto all’estremo, esso costituisce un pericolo per sé e per gli altri.
Mi si dirà che siamo giovani e che un fatto del genere è tragico quanto imprevedibile.
È vero, certamente. Tuttavia, se essere investiti da un pirata mentre si attraversa sulle strisce è sfortuna, esserlo in autostrada non lo è. Occorre camminare a lato delle corsie indossando un giubbotto rifrangente.
Per me, poi, essere giovani vuol dire solo avere più vita da vivere, possibilmente.
Andrea Gallo Rosso