G’Day Australia

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AustraliaÈ il 26 gennaio 1788, oggi festa nazionale australiana, quando la First Fleet guidata dal capitano Arthur Phillip, carica di prigionieri provenienti dall’Inghilterra, sbarca nella baia dell’odierna Sidney, in Australia; un continente situato nell’emisfero australe e completamente circondato dall’oceano. Una terra lontana, letteralmente “abbandonata da Dio e dagli uomini”, impervia, dove è la natura a dettare legge. Luogo perfetto per punire e confinare i peggiori criminali britannici e con l’occasione, esplorarlo. Ecco quindi che l’uomo bianco (gli aborigeni giunsero infatti molto tempo prima), proveniente da un mondo “vecchio”, l’Europa, mette finalmente piede in questo “nuovo” e vasto continente da tutti sempre ignorato. Il silenzio dell’eterna quiete domina su qualsiasi cosa e l’aridità della terra rende quasi impossibile la vita: le alternative non sono molte, se non quella di adattarsi e cercare di trarne il meglio. Pian piano la lotta per la sopravvivenza e la paura diventano una consapevolezza dei pericoli e dei misteri del posto. Si vanno quindi a formare piccole comunità, forti e solidali che si sostengono e si aiutano a vicenda nel costruire le basi di quelle che poi saranno grandi metropoli come Melbourne o Sidney. L’etica ed i costumi che si diffondono in questa “nuova cultura” sono ben lontani dalla madre patria, l’Inghilterra, anzi, decisamente contrastanti. In un luogo dove ogni giorno la forza fisica dell’uomo si misura e confronta con quella della natura (ed è necessaria per sopravvivere), nessuno può sottrarsi alla fatica e tantomeno le donne. Lo stereotipo della “lady” inglese dalle buone maniere e dai bei vestiti viene del tutto stravolto da questa nuova figura femminile “forzuta” e rude. Il disprezzo per le leggi ed in particolare per il governo inglese, ragione del loro isolamento, è fortemente sentito e favorisce la divulgazione di una cultura libertina, priva di un’istituzione effettiva. La vita è faticosa, ma allo stesso tempo più “semplice”, rivolta alla praticità e al rispetto della natura. Col passare del tempo aumentano sempre di più le immigrazioni, provenienti dai più svariati paesi, in cerca di rifugio e lavoro. Così in questo continente, che secondo alcune ricerche geologiche risulta essere il più antico del pianeta, nasce una nuova popolazione multietnica dove le persone, svincolate dalla classificazione sociale, sempre più presente e dominante nella contemporanea società europea, e con un forte senso di indipendenza, sono libere di essere quello che sono e accettate come tali. Diverse culture ed etnie che si mescolano ed integrano tra loro, riconoscendosi tutte però in un’unica e nuova identità: quella australiana.

Ecco una risposta, dal punto di vista storico, a quell’inevitabile sensazione di pace e tranquillità che si avverte visitando l’Australia. Conoscendo le origini e la storia della popolazione australiana, risulta meno difficile stupirsi nel vedere ragazzi ed adulti felici e scalzi (o in infradito) camminare per strada o non preoccuparsi quando lasciano la porta aperta uscendo di casa.

Una serenità lontana più di 14 000 km dall’Italia e distante anni luce dallo stress e dalla frenesia che caratterizzano una vita europea. La natura ha trasformato l’uomo rendendolo più forte ma allo stesso tempo più sensibile, umile, “umano”, portandolo a condurre la vita ad un ritmo più lento, regolato dal ciclo solare; con l’alba ci si sveglia e con le prime ore del buio si va a dormire. Una vita più rilassante dove il “volere sempre di più” viene sostituito con “l’adeguarsi e l’accontentarsi di quello che si ha”. È una realtà che risulta spesso e purtroppo inconcepibile per noi “occidentali” e incomparabile alla nostra. Sta poi ad ognuno scegliere quale stile di vita adottare e se considerare questo troppo semplice o migliore; credo però che da loro ci sia ancora qualcosa da imparare.

Carlotta Zago (4C)

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