Un’esperienza unica, irripetibile e sorprendente: ecco come definire il nostro primo Austausch in Germania.
Il 16 aprile scorso abbiamo sorvolato le Alpi partendo da Torino e in un’oretta circa siamo atterrati all’aeroporto di Francoforte, in Germania. Dopo aver preso vari bus e treni siamo arrivati alla stazione di Ludwigshafen, cittadina nella quale è situata la scuola con cui si è svolto lo scambio. Nello spiazzo davanti all’entrata aspettavamo l’arrivo dei nostri corrispondenti; qualcuno aveva le proprie (molte) paure, altri si sentivano più sicuri e altri ancora volevano scappare e tornare in Italia. Si può dire che la tensione era altissima, per la maggior parte di noi era la prima volta in una famiglia straniera in un paese straniero. Dopo qualche minuto vediamo alcuni ragazzi, più o meno della nostra età, arrivare. La voce della professoressa Costantini ci chiama uno a uno per presentarci alle famiglie. Molti di noi avevano già ricevuto e-mail o messaggi dai propri corrispondenti ma vederli dal vivo ci ha un po’ bloccati e, forse per la paura di sbagliare o di dire stupidaggini, inizialmente il clima instauratosi nel rapporto era quello di silenzio. Sono arrivati tutti. La professoressa e l’educatore Scavo ci salutano augurandoci una buona serata e da qui comincia la nostra avventura. Ognuno di noi arriva a casa del proprio corrispondente e la maggior parte si ritrova in tavola un pranzo da matrimonio benché siano circa le 16. Quella sera non facciamo altro che sperare che il tempo passi veloce per poterci rivedere tutti insieme il giorno successivo, ovvero venerdì. Questo non tarda ad arrivare. Ci svegliamo e ci prepariamo con in testa l’idea di rivederci e di poterci parlare e scambiare opinioni sulla prima notte. I commenti che la professoressa raccoglie sono in maggioranza positivi; le famiglie sono gentili, disponibili e per la prima sera siamo riusciti, magari arrancando un po’, a parlare e a capire ciò che ci dicevano. Il venerdì mattina siamo diretti a Speyer per visitare il Duomo e la città. La loro insegnante di italiano ci guida e ci illustra la storia del Duomo. Dopo circa un’oretta siamo liberi per il pranzo e per visitare la città in autonomia. Due o tre orette e ci rincontriamo per tornare a Ludwigshafen. Rientrati ognuno nella propria famiglia ci organizziamo per la sera e la maggior parte di noi decide di andare insieme al bowling. La serata passa in fretta e finalmente riusciamo a scioglierci e a parlare più tranquillamente con i nostri nuovi compagni d’avventura. Con l’approssimarsi del fine settimana arriva forse il più grande “scoglio” del soggiorno tedesco: due giorni interi da soli con la famiglia. Un po’ nel panico, cerchiamo di far organizzare ai nostri corrispondenti qualcosa insieme, ma la maggior parte di loro aveva già altri piani. Quasi come condannati verso il Calvario torniamo a casa non del tutto pronti ad affrontare questi due giorni. Sappiamo però che superato il week-end la strada sarà solo in discesa. Così trascorrono questi due giorni tra gite fuori porta, visite dei parenti, compleanni, serate al bowling o feste e passeggiate nei centri commerciali e non appena arriva il lunedì e ci rincontriamo, siamo tutti molto contenti e orgogliosi di come siamo riusciti a cavarcela e di come, sempre di più, stiamo riuscendo a relazionarci con i nostri nuovi amici. Ormai la paura scivola via e lascia il posto al divertimento! La nostra prossima tappa è Worms, la città dei Nibelunghi. Ci prepariamo ad attraversare a piedi due secoli di storia accompagnati da una bravissima guida. Ci perdiamo in questa piccola realtà custodita dalla modernità che avanza. La città è costellata da draghetti e immagini che riportano a Sigmund, uno dei protagonisti del ciclo dei Nibelunghi. Visitiamo ancora una piazza dedicata a Martin Lutero e il Duomo. Trascorriamo il pomeriggio tutti insieme, girando per la città e trovando anche una gelateria italiana. Va detto che in Germania non ci è capitato spesso di poter dire di aver mangiato veramente bene e così abbiamo colto l’occasione per riassaporare un prodotto tipico della nostra tradizione. Felici siamo tornati a casa per preparaci alla giornata più naturalistica dello scambio. Martedì abbiamo visitato la Mittelrheintal, ovvero la valle del medio Reno. È stata sicuramente una delle giornate più belle: abbiamo preso tantissimi mezzi di trasporto e abbiamo attraversato diverse città. Un pullman ci ha portati fino ad un porto fluviale del Reno, in cui un traghetto ci ha trasbordati fino all’altra sponda. Siamo saliti in altura con una funicolare aperta che ci ha consentito così di ammirare anche il meraviglioso panorama dall’alto. Successivamente abbiamo sostato a lungo vicino ad un monumento a ricordo della guerra contro Napoleone. Verso le 13 ci siamo incamminati in un bosco e dopo circa un’ora siamo arrivati ad una stazione, dove, con un’altra seggiovia, siamo scesi attraverso alberi e casupole e siamo tornati a valle. Ci siamo incamminati verso il porto e questa volta con il traghetto abbiamo percorso un lungo tratto del Reno, vedendo diversi castelli e casette piccole e colorate come quelle delle fiabe. Durante il nostro percorso abbiamo avuto modo di ammirare Bingen, Rudesheim, Niederwalddenkmal, Assmannshausen e St. Goar. Dopo un’ora e mezza, alcuni bruciati dal sole e altri meno, siamo arrivati al pullman che ci ha riportati a casa. Quella sera ci siamo riuniti in parte a casa di un ragazzo tedesco, che aveva organizzato una festicciola e abbiamo avuto modo di scoprire che i tedeschi sono bravissimi a giocare a biliardo!
Il programma ci piaceva, il tempo era sempre stato dalla nostra parte (tranne quando abbiamo lasciato Speyer) e i rapporti si consolidavano sempre di più. Insomma era tutto perfetto, ma… i trasporti pubblici tedeschi avevano indetto uno sciopero per mercoledì e giovedì, ovvero i nostri due ultimi giorni. Le mete sarebbero state rispettivamente Frankfurt e Heidelberg. Non era sicuro che saremmo riusciti a raggiungerle.
La mattina seguente l’ora dell’incontro era stata anticipata per riuscire a prendere il primo treno, così alle 7 di mercoledì eravamo già in stazione. Con molta fatica e circa un’ora di ritardo riuscimmo a raggiungere la città. Francoforte è tra tutte la città più moderna e più grande che abbiamo visitato. La nostra prima tappa è stato il palazzo dell’Euro, visto solo da fuori perché la nostra meta era la casa di Goethe. Una giuda ci ha fatto visitare la casa del noto scrittore tedesco e ci ha raccontato nel modo più semplice la sua storia e quella della famiglia. Finita la visita abbiamo preso parte ad un divertentissimo laboratorio: “Schreiben mit der Feder”, cioè “Scrivere con una piuma”. Una signorina ci ha fornito carta, piume e inchiostro e noi abbiamo ricopiato una frase su un foglio a righe con la calligrafia dell’epoca di Goethe. È stato difficile ma allo stesso tempo bello e divertente. Alla fine del laboratorio eravamo tutti a lavarci le mani sporchissime di inchiostro blu o nero. Durante le ore libere abbiamo girato per la città, alla ricerca di negozi di abbigliamento dove fare un po’ di acquisti. Tornati a casa tardissimo verso le 18 ci siamo preparati velocemente per la cena. Quella sera era stata organizzata una cena per tutti quanti in un ristorante di cucina tipica tedesca e per una sera possiamo dire di aver mangiato bene. Alle 22, come ogni sera, il tornati a casa. Giovedì sarebbe stato l’ultimo giorno di visite e avremmo visitato Heidelberg, la città universitaria.
Heidelberg è una cittadina nota appunto per le sue tante Università, tra cui la più antica della Germania. Noi abbiamo avuto modo di visitare la biblioteca dell’Università e di conoscere la storia del codice Manesse (Der Codex Manesse), cioè il più ricco e famoso canzoniere medievale in lingua tedesca. Prima di salire al castello abbiamo visto da fuori anche la famosa prigione di Heidelberg. Successivamente con un piccolo treno, simile alla Cremagliera che porta a Superga, abbiamo raggiunto il famosissimo castello di Heidelberg, in parte distrutto e caduto in rovina. Dalla terrazza abbiamo goduto di un panorama a 360 gradi su tutta la città. Con una guida molto difficile da seguire e capire abbiamo visitato il castello e poi siamo ridiscesi nella città. Il pomeriggio è trascorso molto velocemente alla ricerca di un ponte e tra le infinite viuzze della città. Tornati a casa, l’unico pensiero era di dover ripreparare le valige. Nessuno voleva più tornare in Italia!! Ci eravamo appena abituati a questo nuovo stile di vita, a questa ottica diversa e a questa cultura. Ci eravamo addirittura abituati a non avere orari per i pasti e a mangiare lasagne a colazione!
Fatto sta che non avevamo molto tempo neanche quella sera. Dopo circa un’oretta dall’arrivo a casa un gruppo di noi era già nuovamente per la strada con l’intento di ritrovarci per un’ultima sera tutti insieme.
La mattina del 24 è volata via in pochissimo tempo e noi con lei siamo volati oltre il confine per tornare in Italia. All’arrivo a Caselle il clima era totalmente diverso: un lieve velo di tristezza copriva gli occhi di ognuno di noi e l’allegria aveva lasciato il posto alla malinconia. Malinconia per la partenza, malinconia per il ritorno, malinconia per le dure settimane di maggio che ci aspettavano.
Con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di importante e di unico siamo già pronti a ripartire e avventurarci insieme verso nuove scoperte.
Ciò che sicuramente lo scambio ci ha insegnato di più è che il coraggio e la forza di parlare non vanno d’accordo con la paura di sbagliare. Abbiamo provato ed infine abbiamo dimostrato a noi stessi di essere in grado di “sbrigarcela” da soli.
Il rapporto instaurato con gli studenti tedeschi e le loro famiglie è bellissimo: ora abbiamo una seconda famiglia tedesca che ci aspetta a braccia aperte in ogni momento e un altro posto da poter chiamare casa. Ci siamo trovati benissimo e nonostante le lacrime della partenza alla stazione tedesca, il nostro stato di euforia è sempre rimasto alle stelle.
Parte dei nostri ringraziamenti e del merito vanno attribuiti alla professoressa Costantini, la quale, sempre al nostro fianco, ci ha permesso di vivere questi 9 giorni pazzeschi nel modo migliore possibile. Inoltre, tutti noi ragazzi vorremmo anche ringraziare l’educatore Vincenzo Scavo per averci accompagnati e sopportati per tutto quel tempo.
Per concludere possiamo ancora dire che non vediamo l’ora che arrivi settembre o ottobre e che finalmente i ragazzi tedeschi vengano da noi.
So…bis bald!!
Alessia Derivi (2D)