Continuità critica nella memoria: la cerimonia del 27 gennaio al Comune di Torino
Se il treno della memoria ha percoso chilometri, correndo verso i luoghi che hanno segnato la storia della Shoah, anche Torino il 27 Gennaio, pur non potendo far rivivere le immagini che impregnano quella terra, ha voluto contribuire a mantenere viva una memoria critica dello sterminio sistematico attuato durante la seconda guerra mondiale. Il Comune ha scelto di invitare alla cerimonia ufficiale in Sala Rossa anche noi studenti dell’Umberto I, come rappresentanti di una generazione che, non avendo vissuto, può solo ascoltare e immaginare ascoltando. Un’assemblea variopinta di studenti, consiglieri e altri invitati è stata invitata a riflettere su ciò che significa “impegnarsi a ricordare”. A introdurre e presentare la cerimonia, il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Castronovo che ha sottolineato alcuni gesti concreti della città “per ricordare”, come la recente intitolazione di un luogo a Simon Wiesenthal, deportato a Mauthausen e noto come “il cacciatore di nazisti”. Dagli interventi successivi fra cui quello di Fiorenzo Alfieri, Assessore alla Cultura, in rappresentanza della città di Torino e dell’Assessore Provinciale alla Cultura Ugo Perone, è emersa l’importanza della nascita di una memoria che sia davvero “critica”. Critica perchè occasione di rielaborazione del presente in seguito ad una “rottura” come quella che ha rappresentato l’apertura dei cancelli di Auschwitz, e perchè offre la possibilità di tradursi in una nuova capacità di guardare al presente con occhi critici. Sono anche intervenuti la professoressa Anna Bravo, docente dell’università di Torino, che ha analizzato il punto di vista femminile durante l’Olocausto, e Cristiano Bussola, a nome della Regione. Per concludere l’incontro, il Presidente della comunità ebraica torinese Tullio Levi ha ricordato le parole di Primo Levi e Zygmunt Bauman, presentando la memoria non come semplice ricordo del passato, ma come lo sforzo di comprendere che può portare a vincere il pregiudizio.
Una memoria critica e consapevole che sarà sempre più difficile da costruire, mano a mano che il contatto diretto con ciò che è accaduto si allontana nel tempo, radicandosi nei libri di storia. Per questo l’invito simbolico a far partecipare alla cerimonia un gruppo di liceali. Forse un primo passo per renderci partecipi di questo processo e consapevoli che presto toccherà a noi continuarlo.
Federica Baradello (4F)