Giungla

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Sto correndo a perdifiato lungo lo stretto sentiero. Il terreno è duro, come battuto da tanti e tanti zoccoli di cavallo, di uno strano colore verdognolo, un misto tra il sottobosco e la spiaggia d’inverno, coperta di alghe seccate. Ma l’odore non è quello di un luogo naturale. Zaffate agrodolci risvegliano in me la paura. Non sono neanche sicura del perché io sia presa dal panico in questo modo. Forse è la confusione, il non riuscire a distinguere il giusto sentiero da prendere. Dietro di me, il vociare si fa più intenso. Qualcuno grida in modo acuto.

Riprendo a correre.

Arrivata al fondo della strada mi trovo davanti ad una liscissima parete di quella che sembra roccia ma che è troppo chiara per esserlo. Qua e là, piccole pozzette d’acqua o d’altro riflettono i miei occhi agitati. A destra e sinistra due strade da prendere.

Silenziosa, mi raggomitolo a terra nella speranza che nessuno, chiunque ci sia in questo luogo oltre a me, riesca a vedermi. Poi, preso un forte respiro, scatto in avanti.

Devo riuscire a mantenere costante l’andatura, saltando i numerosi ostacoli. Non so cosa siano. Alcuni, di un colore lucente e dalla forma quadrata, si allontanano non appena li sfioro, come trasportati via da una forza misteriosa alla quale non so dare un nome. Altri, visti da più vicino, assomigliano a grandi gabbie dalle sbarre di ferro che lasciano tra loro un infimo spazio.

Di nuovo pareti completamente lisce. Non credo sia possibile riuscire a scalarle.

Ora un odore familiare. Sembra che qualcuno stia preparando qualcosa da mangiare, da qualche parte più avanti. Il primo pensiero è che sono ore che non metto nulla sotto i denti. Ma poi ricordo che non so cosa mi possa aspettare dietro all’ultima parete. Forse qualcosa di terribile. Meglio non rischiare.

Poi, alle mie spalle, di nuovo il confuso vociare. Non so chi, ma mi hanno appena trovata.

Non posso fermarmi ora. Devo fuggire, fuggire, fuggire…

Corro ancora una volta, il fianco che mi fa male. Ad un tratto, una via di scampo!

Poco lontano, il sole brilla su nel cielo azzurro del giorno. L’aria aperta! Così, senza osare guardarmi attorno o alle spalle, mi precipito verso l’unica, possibile via di salvezza.

Ma non sono arrivata neanche a metà strada che il mio naso si schianta contro qualcosa di robusto ed invisibile.

Cado a terra, guaendo.

– Eccola – sento dire alle mie spalle – l’abbiamo trovata.

Scodinzolo mentre qualcuno mi aggancia al guinzaglio.

– Deve aver sbattuto contro la porta scorrevole di vetro… spero non si sia fatta male.

Avverto le ultime parole, prima di uscire per tornare a casa.

– Certo che questo supermercato è peggio di una giungla!

 

Carlotta Pavese (2D)

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