Da sempre, quando sentiamo parlare di anno all’estero ognuno di noi pensa agli Stati Uniti. È proprio così che ho fatto io; d’altra parte il sogno americano ha da sempre attratto milioni di persone da tutto il mondo. Ma partiamo dal primo giorno di scuola; davanti all’edificio c’era un’ondata di freshmen e transfer students che si incanalavano verso la main entrance senza essere del tutto coscienti di quello che stavano per fare. Io, nervoso e allo stesso tempo emozionato quanto nessun altro, mi facevo trascinare verso la porta principale della West Seattle High School; e proprio lì ad aspettarci c’erano le famose cheerleaders, le quali – con il loro solito sorriso – erano pronte ad affrontare un’altra delle loro faticosissime sfide: guidare tutta quella massa di nuovi studenti verso un tour lungo gli interminabili corridoi della scuola. Una volta finita la missione, tutti noi, studenti internazionali, siamo stati riuniti nella biblioteca, dove i nostri nuovi professori ci hanno introdotto ai corsi e alle materie. Ora, premettendo che ero abbastanza sicuro di non essere l’unico ragazzo in mobilità della mia scuola, non avrei mai pensato di poter incontrare più di cinquanta exchange students il mio primo giorno, ma in fondo questo è una cosa normale per una città come Seattle, che attrae ogni anno migliaia di persone ispirate da quei grandi nomi – come Amazon, Starbucks, Boeing e Windows – che stanno facendo la storia. Tornando ai corsi, la scuola americana offre di tutto e di più; dalle discipline più comuni, come letteratura inglese, matematica, scienze e lingue, alle più strane, come vita indipendente, fixing cars e school band. Essendo uno studente europeo però, ho sempre saputo che la High School americana non avrebbe presentato corsi che riescano a raggiungere il livello di quelli Italiani. Alcune classi scientifiche come AP Biology, AP Chemistry e AP Physics, percorrono tutto il programma che noi svolgiamo in cinque anni in uno solo e pertanto sono molto superficiali. In più, i professori sono poco preparati rispetto a quelli Italiani – soprattutto dal punto di vista linguistico. Perciò prima di decidere se compiere questo grande passo bisogna essere coscienti delle conseguenze che esso potrà portare nel quinto anno. Tuttavia, se dovessi tornare indietro, non esiterei neanche un attimo a partire. Quest’esperienza è unica, quasi indescrivibile; ogni giorno continuo a incontrare gente nuova, da tutto il mondo, e per ogni persona che incontro cresco, non solo da un punto di vista culturale, ma anche umano, poiché solo quest’avventura riesce a farti capire veramente quali siano i tuoi limiti. Pertanto consiglio caldamente a tutti i ragazzi che quest’anno frequentano la terza superiore di considerare seriamente quest’opportunità ,che sicuramente non li deluderà.
Edoardo Cattaneo (4F) – corrispondente da Seattle, USA