Steve Jobs ha lasciato il suo posto nel mondo, non come amministratore delegato della Apple, ma come genio dell’informatica. Il tumore maligno al pancreas ha posto fine alla carriera e alla vita di quello che è risultato essere come uno dei più grandi menti del secolo.
Nonostante la morte prematura, Jobs ha attraversato i decenni di due secoli diversi, con le loro culture contrastanti: lo ricordiamo nel 1977, quando presentò l’Apple II, il primo PC della Storia: Jobs voleva che un bene, che si sarebbe rivelato così prezioso come quello dell’informatica, arrivasse a tutti. Così aveva trasformato una rozza scheda madre (che era l’Apple I) in uno strumento accessibile a tutti; fu così che il computer diventò personale (come dice la sua definizione).
Era l’epoca in cui l’Apple di Steve non poteva chiamarsi così per via dell’omonima e più famosa Apple dei Beatles, (da qui forse nasce il morso della mela nel logo, per distinguere la società informatica da quella discografica). All’epoca dicevano che non c’era possibilità di confronto tra le due aziende (ovviamente in termini economici e non creativi), ma Steve ha fatto ricredere molta gente da allora. Da un anno infatti i Beatles sono arrivati su iTunes: la notizia è stata messa in prima pagina sul sito Apple, come se fosse una storica rivincita.
Quando nel 1984 l’ impresa aveva guadagnato un milione di dollari ed era stata quotata in borsa, Steve mise a punto anche un programma di scrittura per il computer, con “finestre” e “menù a tendina”: l’ Apple Macintosh (che molti dicono sia simile al Word della Microsoft di Bill Gates).
Aveva innescato una rivoluzione tecnologica che sarebbe aumentata esponenzialmente; purtroppo un anno dopo l’uscita del Macintosh, per un contrasto interno con un membro del consiglio di amministrazione, Steve Jobs, il fondatore della Apple, uscì dalla società.
Lui non era soltanto un “nerd”, era un imprenditore, un inventore e sopprattutto un creativo, come dimostra la dedizione dimostrata in una casa di produzione cinematografica, che si poneva l’obbiettivo assurdo di fare animazione grafica al computer: era la Pixar, la casa di produzione che ha prodotto capolavori del genere come “Toy Story”.
Con l’arrivo degli anni ‘90, la Apple era quasi sul lastrico, e fu in quel periodo che Jobs tornò nella società. Ancora una volta stava affrontando una battaglia impossibile: le condizioni economiche della compagnia sembravano condannarla.
Allora, Steve cambiò il mondo, per la seconda volta.
Questa parte della storia molti la conoscono: inventò l’iPod, iTunes (il più grande negozio di musica, e non solo, al mondo), riportò i computer Apple al posto che spettava loro e lanciò sul mercato la tecnologia touch degli smartphone e dei tablet.
In questi giorni la dipartita rattrista tutto il mondo, perché non si vedrà più quell’uomo vestito sempre di nero a presentare le sue creazioni: vuol dire che Steve è riuscito nel suo scopo iniziale: far entrare la tecnologia come parte integrante della nostra vita e del benessere.
Federico Russo (2B)