All’inizio dell’anno è uscito nelle sale Mister Felicità, l’ultimo film di Alessandro Siani. La sua scalata nelle classifiche del box office non stupisce: il film piace, e a ragione. L’umorismo dell’attore e regista napoletano si esprime attraverso battute apparentemente leggere, ma il tema trattato è importantissimo: la felicità.
Martino è un giovane ragazzo senza aspettative che passa la maggior parte della sua giornata sul divano a lamentarsi continuamente con la sorella della sua situazione sociale e sentimentale. La sua vita, però, verrà stravolta quando dovrà mettersi nei panni del dottor Gioia (Diego Abatantuono), un mental coach di successo che riesce a risolvere i problemi psicologici di un’ampia schiera di clienti facoltosi. Attraverso il suo nuovo lavoro conoscerà Arianna, una giovane pattinatrice che ha smesso di gareggiare per via di una caduta clamorosa, durante un’esibizione importante. Martino troverà la chiave d’accesso, anche attraverso l’amore, per riuscire a far riemergere la sicurezza nel cuore della giovane pattinatrice, che riprenderà a gareggiare.
Il film, a prima vista, sembra la classica commedia italiana tutta risate e spensieratezza, lascia sicuramente non indifferenti, obbligando a riflettere molto non appena arrivano i titoli di coda.
Cos’è la felicità? Cosa attribuiamo a questa parola?
Tutti ne hanno un’idea, ma, se si chiedesse una definizione personale precisa, in pochi – o forse nessuno – saprebbero rispondere immediatamente. Una parola detta molto spesso, ma usata forse in maniera impropria. Quando prendiamo un bel voto a scuola, quando ci viene regalato ciò che desideravamo da tempo, quando riceviamo un like su Instagram o quando la squadra del cuore vince il campionato. Ma siamo sicuri che essere felici significhi questo? Certamente tutte queste situazioni portano a un sorriso e a un momento di gioia, ma non rappresentano per forza la felicità interiore di una persona.
Quasi ogni parola che rappresenta un concetto astratto viene ri-definita dalla TV, dalla pubblicità o dagli interessi delle multinazionali ed è quasi inevitabile in una società così avanzata e tecnologica come la nostra. Per quanti aspetti positivi possa avere, questo porta però anche all’ aridità che nasce all’ interno di ognuno di noi e alla risposta ad ogni domanda dell’uomo.
Bisognerebbe guardare un po’ oltre ai fattori materiali e fare attenzione ai dettagli quotidiani, che compongono ogni nostra giornata. Le piccole cose come un sorriso strappato ad una persona, un abbraccio, uno sguardo, un pensiero, un “come stai?” sono fondamentali e raramente percepite.
Ci sono molte cose che ci rendono felici soprattutto quando non ce ne accorgiamo e quando siamo troppo presi da qualcos’altro, dal superfluo che in quel momento riteniamo importante.
Non sempre per essere felici bisogna fare cose speciali, al di fuori dall’ordinario, e magari alcuni aspetti che prima davamo per scontati, non lo sono poi così tanto.
Quindi, grazie Mister Felicità per darci l’occasione di riflettere, riscoprendo il piacere delle “piccole” cose, attraverso una visione sorprendentemente piacevole e inaspettata.
Cecilia Achino