Nel mondo proprio in questi giorni, mentre noi coccolati studenti dell’Umberto I sottoposti al maxi stress delle ultime settimane di scuola ci sforziamo di fare il classico sprint finale nello studio, sono in corso moltissimi conflitti armati. Secondo alcune O.N.G. (Organizzazioni Non Governative), come Amnesty International, si stanno combattendo almeno 26 guerre in Asia, Africa, America e anche Europa. Si stima che il numero di conflitti sia ancora superiore, ma è molto difficile fornire una loro lista completa a causa della scarsa informazione.
Medio Oriente
1. Iraq 125.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 6.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 40.600 morti dal 1984
Asia
4. Afghanistan 32.000 morti dal 2001
5. Pakistan (Waziristan) 6.300 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.000 morti dal 2004
7. Sri Lanka 72.000 morti dal 1983
8. India (Kashmir) 65.000 morti dal 1989
9. India (Naxaliti) 6.600 morti dal 1980
10. India (Nordest) 51.000 morti dal 1979
11. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1948
12. Thailandia 2.800 morti dal 2004
13. Filippine (Mindanao) 70.200 morti dal 1984
14. Filippine (Npa) 40.200 morti dal 1969
Africa
15. Algeria 150.300 morti dal 1992
16. Sudan (Darfur) 300.000 morti dal 2003
17. Ciad 2.000 morti dal 2005
18. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
19. Nigeria 14.300 morti dal 1994
20. R.D.Congo (Kivu) 3.000 morti dal 2004
21. Uganda 100.000 morti dal 1987
22. Kenya 1.000 morti dal 2007
23. Somalia 6.000 morti dal 2006
24. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994
America Latina
26. Colombia 300.000 morti dal 1964
Europa!
25. Russia (Cecenia) 240 mila morti dal 1994
Certo, noi siamo oramai abituati a sentire la parola “guerra”, talmente tanto che ormai ha un suono banale e quasi scontato. I mass media ne parlano in continuazione e spesso con molta naturalezza: guerre in Medio Oriente, guerre in Africa , guerre civili nel sud est asiatico, e chi più ne ha più ne metta… . Poi anche i nostri libri di storia ne sono stracolmi. Sappiamo con certezza che ci sono state guerre più o meno giuste, più o meno “giustificabili”, anche se penso che ognuno di noi consideri la guerra fondamentalmente sbagliata. A volte capita di veder divisi in modo netto i buoni e i cattivi, coloro che hanno agito per difendersi o difendere contro invece coloro che hanno aggredito la libertà altrui. Altre volte invece, come spesso capita per i conflitti contemporanei, l’opinione pubblica si divide e siamo spinti a parteggiare per questa o quella fazione,ci dichiariamo favorevoli o contrari all’intervento armato.
Ma sappiamo veramente che cos’è la guerra? Io personalmente non ne ho idea. So che è uno scontro armato tra gruppi organizzati di uomini, però non credo di poter nemmeno per un istante immaginarmi davvero in un ambiente di così soffocante violenza e paura. Il principio di fondo della guerra è la violenza, la brutalità fisica, il soggiogare con la forza i propri simili, privare dei fondamentali diritti alla vita e alla felicità-tanto acclamati dalle costituzioni moderne.
L’altro giorno ho assistito casualmente al dialogo di mio cugino Lorenzo di appena 7 anni con la sua mamma.
Lorenzo- davanti alla TV-: “Mamma che guerra fanno vedere alla tele?”
Mamma: “ Vanno in missione di pace”
Lorenzo: “ Ma se vogliono la pace perchè portano tutta quella ferraglia li’?”
Mamma ammutolita.
Ebbene si’ questa scenetta riassume un po’ quello che in fondo ci chiediamo tutti: “ Perchè aggredire con le armi per avere la pace?”
Oggigiorno capita spesso che una nazione dichiari guerra ad un’altra in nome della pace. Ma se io dichiaro di voler evitare il pestaggio di piedi, pare cosa razionale pestare per primo un piede a un mio simile per evitare che egli faccia altrettanto?
Se quello che davvero desidero è la pace tra gli uomini che senso avrebbe fare la guerra per ottenere la pace?Facendo la guerra mi contraddirrei fin da principio. Se una nazione non rispettasse i diritti fondamentali dell’uomo avrebbe senso combattere questa nazione con la guerra, che è violenza fisica e psicologica, omicidio e impedimento? Si calpesterebbero i diritti umani nel tentativo di difenderli, e questo è ancora logicamente contradditorio.
Inoltre la violenza non elimina la violenza, ma ne genera altra. Come diceva Ghandi: < L’ “occhio per occhio” rende il mondo cieco >. E’ inutile e controproducente tentare di risolvere un qualsiasi tipo di problema con la forza delle armi. Non si può arrivare a un nessun tipo di stabilità attraverso la tensione. E’ chiaro che se anche un esercito prevaricasse su di un altro, se anche una nazione uscisse platealmente vincitrice su di un’altra, perdurerebbe il rancore tra gli sconfitti, i quali alla prima occasione cercherebbero di vendicare i torti subiti.
Qualunque siano le nobili motivazioni formali di un conflitto l’odio genera odio.
Se un padre vedesse ucciso suo figlio in guerra difficilmente sopporterebbe il dolore giustificando gli assassini del figlio con la convinzione che i soldati nemici combattono per ridare la libertà al suo popolo. Egli senza dubbio si scaglierebbe con acerrimo furore contro i colpevoli, anche se sapesse bene che essi in fondo vogliono solo portare la democrazia nel suo paese.
La guerra è un atteggiamento politico animalesco ed infantile.
Animalesco perché mette da parte la caratteristica peculiare dell’uomo ovvero la ragione della quale è espressione il dialogo, la diplomazia e rispolvera l’aspetto bestiale che c’è in noi cioè la primitiva forza fisica di prevaricazione sul più debole.
Infantile perché si preoccupa di sopraffare un ipotetico nemico non curandosi delle conseguenze irreversibili derivate.
Con la guerra ci si illude in modo immaturo di avere una soluzione decisiva per la pace, che diventa sempre più irraggiungibile finché viene sparso sangue. Credo sia un po’ come scavare un pozzo sempre piu’ profondo sotto di sè, man mano che scavi è sempre piu’ difficile risalire, ma se vuoi riuscirci certo prima di tutto devi smettere di scavare. Dunque ritengo sia impossibile soffocare la violenza con altra violenza. Bisogna mettere da parte la pala e comprendere che per risalire il pozzo scavare è assolutamente controproducente. Se c’è violenza, irrazionalità, odio da qualche parte è necessario mettere da parte l’orgoglio e contrattaccare con le armi della ragione del dialogo, dell’amore per i propri simili, anche se spesso riesce molto più difficile.
Il fuoco fomenta il fuoco, l’acqua invece lo spegne.
Mi scuso se forse ho riflettuto su questo argomento così delicato in modo eccessivamente generico, riduttivo o semplicistico, non sono entrato nello specifico per analizzare il concetto di “guerra” in sè, e i ragionamenti sono elementari perché credo siano platealmente evidenti persino ad un bambino l’ingiustiziae la brutalità che si celano dietro ad una qualsiasi azione violenta.
Smettiamola di pensare che un mondo di pace resterà sempre e solo un’utopia, o sarà davvero così.
Marco Tavassoli (4A)