Ricordo ancora quando d’estate si prendeva lo svincolo da Milano verso Spotorno. Al tempo si doveva per forza attraversare il ponte Morandi, di cui io non sapevo ancora il nome. Per me, per i miei genitori che erano in macchina con me e per tutti i viaggiatori che stavano percorrendo la strada verso il mare, la visione del vuoto sotto i nostri piedi era di una bellezza assurda. Dopo aver percorso la prima parte del ponte si giungeva sull’ interminabile rettilineo sospeso nel vuoto. Con il cielo sopra la testa ed il mare davanti agli occhi; sembrava così solido con le lunghe braccia, che nel gergo si chiamano ‘stralli’ come i cavi che sorreggono la prua agli alberi delle barche a vela.
Eppure ora il ponte non c’è più. Il suo crollo ha ucciso 43 persone. Provocato molti feriti, centinaia di sfollati e infinite polemiche.
Il ponte delle meraviglie si è tramutato in pura mostruosità. Viene fuori che era malato, da anni, forse decenni oppure già dopo la sua costruzione nel 1960. Ed è in questi momenti che molti si scoprono un po’ ingegneri, esperti di solette in cemento armato e calcestruzzo.
Ovviamente la colpa dovrà pur essere di qualcuno, no? Ed è ovvio che essa possa ricadere sul suo creatore, l’ingegner Riccardo Morandi che da genio internazionale ed orgoglio italiano come era riconosciuto, ora è stato declassato a pasticcione e incapace nel fare i calcoli. E se invece non fosse un errore di progettazione ad aver fatto crollare il ponte, ma la mancata manutenzione?
Dopotutto perché non dare la responsabilità del disastro alla famiglia Benetton che possiede migliaia di chilometri di strade, compreso il suddetto ponte, oppure al ministro delle infrastrutture e dei trasporti che non si è nemmeno preoccupato di ordinare il controllo della dovuta manutenzione del ponte. E perché non al concessionario Società Autostrade, che si è occupato di tutto: dall’incasso dei pedaggi alle verifiche sulla buona salute delle strade, ponti e gallerie.
Invece il governo di sicuro non ha colpa. Secondo il M5S e il loro consigliere Paolo Putti, infatti, il ponte sarebbe potuto rimanere in piedi anche per altri cent’anni, ma soprattutto non ci sarebbe stato il bisogno di spendere soldi per fare manutenzione o, addirittura, per crearne uno secondario che riducesse il traffico sul Morandi.
Come sempre non si riesce a capire nulla. Di chi è la colpa? di Morandi? della società Benetton? del governo passato? di quello presente? di chi?
Si dice che sarà la Magistratura ad accertare le colpe, ma ci vorrà del tempo.
Nel mentre, aperta la caccia al colpevole, le vittime del crollo passano in secondo piano e, come al solito, non c’è nessuno, cominciando da chi gestiva il ponte, che sia disponibile a chiedere semplicemente scusa.
Paolo Galieri