Ci viene detto di crescere, di smettere di vivere nel mondo dei bambini. Ci viene insegnato a guardarlo in modo obbiettivo mettendo in dubbio quelle che vengono considerate verità.
Stiamo crescendo e ci dicono che è l’ora di smettere di aspettarsi che gli altri ci dicano quello che dobbiamo fare; ma se osserviamo il mondo nel modo più veritiero possibile, evitando i pregiudizi e le interpretazioni, ci accorgiamo che ciò che ci chiedono non fa parte della realtà in cui viviamo, ma sono solo ideali oramai scomparsi, di vecchie generazioni.
Allora perché, se gli adulti hanno fatto il nostro stesso percorso e hanno sentito le stesse richieste, ora hanno bisogno di un autovelox per non andare troppo veloce? O hanno bisogno di un cartello che gli dica: “Hey! Guarda che rischi di prenderti una multa! Tra tot metri c’è un controllo!”
Non sono in grado di capirlo da soli? Io credo di sì, ma siamo stati abituati ad essere imboccati. Tutto è dovuto!
Con tutto ciò non voglio generalizzare parlando di ogni individuo del popolo, ma richiamare semplicemente l’attenzione su delle riflessioni. Riflessioni, si, perché nella situazione in cui mi trovo, in cui si trova un qualsiasi giovane la confusione è all’ordine del giorno.
Da una parte c’è il mondo che racconta favole per incantare e nascondere i fatti, dall’altra c’è una qualche essenza proveniente dall’Io individuale che vuole essere giusto, portare un equilibrio e trovare la sua verità.
Quest’Io però si scontra con un mondo che non richiede tutto questo, che vuole un popolo ignorante e debole da incantare e sottomettere.
Lascio quindi a voi la possibilità di scrivere la vostra favola, smettendo di ascoltare quelle altrui. Arriverà il giorno in cui riusciremo a dare l’opportunità al mondo di fidarsi di noi.
Cuatto Elena (2H)