“I figli della mezzanotte”: magica India

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Il capolavoro di Salman Rushdie, “I figli della mezzanotte”,  è un complesso ed eccezionale romanzo che narra una parte della storia dell’India e della sua evoluzione.

La trama coinvolgente lega in maniera indissolubile la vita di Saleem Sinai alla storia del suo paese dal giorno della nascita, 15 Agosto 1947, quando contemporaneamente iniziò una nuova vita per l’India, con l’indipendenza dalla dominazione Inglese e nacquero i mille e uno bambini che si riuniranno in conferenza nella mente di Saleem. Non a caso per tutta la vita gli avvenimenti che riguarderanno il protagonista in qualche modo si manifesteranno anche nella storia indiana.

Ogni bambino nato in quella fatidica mezzanotte è dotato di super poteri: c’è chi riesce a passare attraverso gli specchi, chi è talmente bello da bruciare chi lo guarda, chi ha poteri d’alchimista, chi può diventare invisibile; il protagonista Saleem Sinai invece ha il dono unico di poter entrare nelle menti e nei cuori altrui: è telepatico, perciò conosce fatti a cui non ha mai assistito e persone che non ha mai incontrato.

La narrazione comincia dalla storia di Aadam Aziz, il nonno materno di Saleem, per arrivare all’età a lui contemporanea. È un testo molto complesso, che presenta parecchi cenni e riferimenti a fatti storici realmente accaduti e a persone che hanno cambiato la storia del paese più bello del mondo.

L’autore riesce a raccontare con ironia e leggerezza anche i maggiori problemi storici e sociali che condizionano lo sviluppo del paese, come la guerra tra India e Pakistan, che si ripercuote ovviamente sulla vita di Saleem.

Nel racconto è molto evidente la divisione in caste che è sempre esistita in India e che ancora oggi persiste. Durante il nostro soggiorno abbiamo notato che essa non è più così rigida: mi ha molto colpita il fatto che a scuola i ragazzi parlano tra di loro normalmente, senza sapere che magari l’altra persona è di una casta inferiore. Però se chiedono informazioni per la strada non dicono “grazie”  e “per favore” perché sanno di possedere un livello d’istruzione più alto.

L’India è davvero un paese strano! Nel libro viene descritta nel suo aspetto moderno, di derivazione britannica, ma allo stesso tempo arretrata e contadina e visitandola si può vedere che è davvero così! Si passa dal lusso estremo di alcune ville alla povertà più assoluta di persone costrette a vivere di elemosina sui marciapiedi o sotto baracche in lamiera… a cinquanta metri di distanza.

È un paese magico, che in questo testo emerge con tutte le sue particolarità, come l’indovino che predirà la nascita di un bambino non suo ad Amina Aziz. Il mago che prevede il futuro, per esempio, è un elemento che l’autore utilizza per sottolineare la magia di questo paese e di questo complesso romanzo, ricco di situazioni assurde realizzate tramite una miriade di personaggi e una fantasia invidiabile.

“I Figli Della Mezzanotte” è stato il secondo romanzo sull’India che ho letto, dopo “Il Paese Delle Maree” di Amitav Gosh e devo dire che sono completamente differenti l’uno dall’altro: il primo è accattivante e coinvolge il lettore nelle quotidiane avventure del bambino e il tutto è narrato dal suo punto di vista una volta diventato adulto, mentre il secondo è un racconto scorrevole, con un inizio e una fine.

Ad ogni modo nessun libro, per quanto bello e appassionante possa essere, può raccontare ciò che è l’India veramente, le sue culture, i suoi cibi, le sue persone e le sfumature che manifesta questo luogo stupendo.

 

Virginia Bellini (2B)

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