La scuola è appena iniziata, gli animi sono ancora intorpiditi da tre mesi di più o meno ozio, quando una musica celestiale, dalle note molto conosciute, comincia a librarsi nell’aria. “Cosa sarà mai?” Si chiedono tutti. “Da dove verrà mai, questa musica così bella? Ma sai che mi sembra proprio di conoscerla?” Si dicono l’un l’altro. E ora ve lo chiedete anche voi, eh? Bene, se volete proprio saperlo, quel sottile nastro di note che si dipana passando da sotto gli stipiti delle porte del conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza , sono la composizione più famosa di uno dei più grandi, forse del più grande virtuoso del violino di tutti i tempi, Antonio Vivaldi. Sono: “Le Quattro Stagioni”.
Di per sé questa non è una grande notizia, ma sapete chi le suona, quelle note? Sono quattro ragazzi, quattro giovani studenti del conservatorio che hanno avuto il privilegio di suonare come musicisti professionisti davanti ad un pubblico pagante una delle più grandi composizioni musicali della storia della musica, con uno dei più grandi strumenti musicali mai esistiti. Una delle violiniste suonava infatti uno Stradivari.
Lo ammetto, non mi aspettavo molto da questo concerto, mi ero detto che dei ragazzi non avrebbero potuto suonare benissimo, o almeno non tanto da poter competere con dei professionisti, che non avrebbero potuto stupire.
Ma mi sbagliavo.
Quattro violini, una viola, un contrabbasso, un violoncello, ed un clavicembalo. Otto giovani musicisti, o meglio, musiciste, visto che il violoncellista era l’unico uomo sul palco (si vede che ormai sono le donne le vere artiste della nuova generazione, o almeno le più numerose), che, rossi in volto per il caldo e l’emozione, hanno suonato senza la minima semplificazione, un pezzo di classica difficilissimo, con virtuosismi complessi. E non hanno sbagliato una sola nota. Il tempo è volato, tra una scala e l’altra, tra una stagione e l’altra (tutte accompagnate da un sonetto, composto dallo stesso Vivaldi, recitato da Milena Vucotich), e tra l’avvicendarsi al posto di primo violino delle quattro violiniste, una per stagione.
Si sono pienamente meritati la standing ovation che è seguita al concerto. Ci hanno fatto la grazia di concederci un bis. Tutti nella sala erano rapiti dalla musica, legati stretti da legacci intrecciati di ottave, che si sono sciolti, con grande dispiacere di tutti, solo a fine concerto.
Davide Costa (2H)