Il Danelaw: legge e cultura vichinga nell’Inghilterra altomedievale

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Foto articolo Lupieri 2Alla fine del IX secolo, le regioni settentrionali, centrali e orientali dell’Inghilterra furono occupate dai Danesi, che razziavano il territorio fin dagli ultimi anni del secolo precedente. La zona sotto il loro controllo, che si estendeva tra i fiumi Tees e Tamigi, assunse il nome di Danelaw (dall’antico inglese Dena lagu, “legge dei Danesi”) e, ancora nei secoli XI e XII, era caratterizzata da leggi e pratiche giuridiche differenti rispetto ai territori del Wessex e della Mercia a sud e a ovest. Sebbene la colonizzazione danese del territorio non sia stata particolarmente intensiva, l’aristocrazia militare danese ebbe però un forte impatto sulla cultura e sulle istituzioni locali. Il diritto del Danelaw era infatti caratterizzato dalla presenza di giurie aristocratiche nei processi, da severe multe per la violazione della pace e da un numero elevato di sokemen, contadini legati non alla terra ma al loro signore.

Il Danelaw rappresentava una zona di cultura ibrida, frutto della mescolanza tra le popolazioni anglosassoni e scandinave. Il termine vichinghi, a dispetto di ciò che comunemente si pensa, non indica un’etnia specifica ma un mestiere: erano pirati e razziatori, ma anche marinai ed esploratori. Il termine, derivante dall’antico norreno vìkingr, ha infatti un significato molto generico di “persona proveniente dalla baia”.

La creazione del Danelaw fu il risultato degli accordi di pace portati avanti nell’878 dal re Alfredo il Grande del Wessex e lo jarl Guthrum, re vichingo dell’Anglia Orientale. Gli accordi portarono alla stipulazione del Trattato di Wedmore, che prevedeva la conversione al cristianesimo di Guthrum e dei suoi seguaci, e del Trattato Alfredo-Guthrum, che istituì il Danelaw e regolò i rapporti tra il Wessex e il nuovo dominio vichingo.

Il Danelaw, la cui “capitale” era Jorvik (l’odierna York) si suddivideva in cinque regioni, ognuna governata da uno jarl e divisa in distretti.  L’integrazione delle popolazioni scandinave in quest’area è un tema ancora dibattuto poiché, mentre alcuni distretti adottarono pienamente la legge e i costumi danesi, altri continuarono a seguire le usanze anglosassoni. La società del Danelaw era una creazione “artificiale”, frutto di trattati, e per questo la gestione del territorio fu complessa. I confini occidentali furono incerti durante tutta la durata del dominio vichingo con frequenti cambiamenti dovuti a alleanze instabili e guerre, come documentato dalla Cronaca anglosassone.

I Five Boroughs, Leicester, Nottingham, Derby, Stamford e Lincoln, costituivano le principali roccaforti del Danelaw. Queste città avevano fortificazioni che permettevano di proteggere gli abitanti dalle incursioni anglosassoni e ognuna era governata da uno jarl che rispondeva all’autorità del regno di Jorvik anche se le politiche locali erano molto influenzate dalle tradizioni danesi. 

Un esempio dell’importanza di queste città è Nottingham che, occupata da Ivar e Halfdan Ragnarsson nel 868, divenne una base strategica fino al 918, quando fu riconquistata da Edoardo il Vecchio, figlio di Alfredo il Grande.

Già nel 942 i territori dei Five Boroughs erano saldamente sotto il controllo di re Edmondo I d’Inghilterra e la loro completa annessione al regno d’Inghilterra venne celebrata nella poesia The Capture of the Five Boroughs:

[…] the brave | Edmund, Edward’s son | broke the oppressor’s | brutish chains | and freed from their foes | God-fearing Danes.

Il Danelaw ha lasciato un’impronta profonda, visibile soprattutto nei toponimi. Molte località presentano nomi che terminano in –bys, –thorps, e –tun, testimoni della permanenza danese sul territorio. Il periodo di dominio vichingo, seppur breve, ebbe una forte influenza sulla lingua, che subì un notevole arricchimento grazie alla mescolanza con l’antico norreno. Le parole di origine norrena sono molte, come knife (coltello), window (finestra), egg (uovo), ill (malato) e die (morire). Nel Danelaw si sviluppò anche una forma di linguaggio ibrido, un dialetto anglo-norreno, che fu il risultato dell’interazione tra la lingua degli anglosassoni e quella dei vichinghi. Il termine riding, che indicava le tre divisioni amministrative dello Yorkshire abolite nel 1974, deriva dall’antica parola norrena thrithjungr che significa letteralmente “una parte di un insieme”. La struttura amministrativa vichinga, conosciuta come vapnatak, si basava su un’assemblea di uomini liberi che votavano toccando un’arma. Il termine wapentake, che oggi indica alcune assemblee distrettuali dell’Inghilterra settentrionale, deriva proprio da questa pratica. 

Anche l’arte del Danelaw fu influenzata da questa fusione culturale. Quando i vichinghi si cristianizzarono, mescolarono il loro stile decorativo con motivi cristiani, come le croci. Nello Yorkshire sono stati ritrovati numerosi esempi di croci vichinghe che testimoniano questa combinazione di stili. In particolare la città di York, che fu la capitale del Danelaw, ha restituito oggetti eccezionali (risalenti al X secolo!) in legno, cuoio e tessuti. Sebbene la maggior parte dei reperti, soprattutto per quanto riguarda la produzione di ceramica, non siano facilmente distinguibili da quelli dei regni anglosassoni, la produzione metallurgica scandinava è stata riconosciuta per le sue forme particolari, come il trifoglio e la losanga, e per l’uso di materiali come l’ottone.

Il Danelaw, pur essendo una realtà “artificiale” costruita tramite trattati, fu un tentativo significativo di coesistenza pacifica tra due popoli, basato su un sistema giuridico condiviso e un’integrazione culturale che durò per secoli. Nonostante la sua fine definitiva intorno al 954, il suo impatto culturale e linguistico continuò a farsi sentire ben oltre dopo la battaglia di Stamford Bridge nel 1066, che segnò la fine delle grandi incursioni vichinghe in Inghilterra.

Jacopo Lupieri

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