Il giocare a forza quattro è una delle attività predilette dagli studenti. Questo gioco, infatti, necessita di ben poco materiale: un foglio, una gomma e una matita, niente di più, a meno che non si voglia realizzare la griglia a penna, per una maggiore comodità nel momento di cancellare le “x” ed i pallini (“O”). Il forza quattro è inoltre un’attività che migliora il pensiero logico-razionale, l’elaborazione di strategie vincenti, i rapporti sociali con i compagni, la collaborazione e l’intesa, se si gioca a squadre, e, come tutte le attività piacevoli, libera endorfina. Infine rende capaci i giocatori di seguire più cose contemporaneamente: per fare un esempio (a caso) la partita, l’interrogazione e ciò a cui si dedicano i compagni, il tutto rimanendo in silenzio. Come la letteratura di Manzoni questo gioco ha quindi “il vero per oggetto, l’utile per iscopo e l’interessante per mezzo”.
Nonostante tutti questi benefici tale gioco è un acerrimo nemico dei professori, infatti, i punti cruciali sono lo stare attenti ed in silenzio, condizioni necessarie e sufficienti per non essere scoperti. Generalmente l’interrogazione è discriminata per la sua attrattiva nettamente inferiore rispetto ad una partita fra amici, specialmente se gli argomenti di cui si discute sono gli stessi delle ultime interrogazioni. Ma questo comportamento non è corretto: il vero giocatore di forza quattro dovrebbe rispettare un codice d’onore, sostenere le peripezie del compagno interrogato prestando attenzione con le orecchie, mentre gli occhi sono impegnati nella partita ed, in casi estremi, interromperla. Mentre si gioca bisogna tenere a freno l’emozione di vincere e la disperazione di perdere, altrimenti le conseguenze sono compiti supplementari. Ne sono un esempio (sempre a caso) i temi di punizione, produzioni letterarie dalle innumerevoli possibilità espressive. Tuttavia rimangono sempre metodi d’intrattenimento alquanto discutibili per larga parte della popolazione scolastica.
Gli studenti tendono sovente ad anteporre a tali occupazioni l’ozio, lo sport, giochi vari e, specialmente nel periodo natalizio, il nutrirsi di pandoro ed altri dolci, che più che elevare lo spirito, come lo studio, incrementano il peso dei singoli. I temi di punizione diventano poi strumento veicolare di derisione da parte dei compagni esentati dall’applicarvisi. L’insistenza e l’efficacia di tali irrisioni sono direttamente proporzionali al grado di partecipazione dei compagni ad attività non propriamente consone alle ore di lezione (primo postulato di Brogna). Infine, se si viene colti in flagrante durante una partita, si rischia che ciò influisca sul voto di condotta, ovviamente in modo negativo. Prima di imbarcarsi nello svolgimento di un’arte così nobile, quale è il forza quattro, sarebbe quindi necessario ponderare attentamente la situazione ed operare la scelta corretta: giocare o non giocare?
Tale gioco è quindi definibile come un’arma a doppio taglio e pertanto richiede non solo la conoscenza delle regole di suddetto gioco, ma soprattutto la padronanza delle proprie emozioni.
Se così non fosse, se per esempio il vostro compagno si gettasse per terra disperato per una recente sconfitta, allora scoprirete l’affascinante mondo dei temi di punizione.
Roberto Brogna (2F)