È ormai da otto anni che, il ventisette gennaio, la popolazione europea ricorda una delle più tristi pagine della storia che siano mai state scritte dall’uomo.
Il giorno della Memoria fu riconosciuto in Italia, quando il Parlamento italiano, aderendo a una proposta internazionale, emanò la legge 211 il 20 luglio del 2000, riconoscendo così il ventisette gennaio come giorno commemorativo in onore delle vittime della shoah e del nazionalsocialismo, e in onore di tutti quelli che diedero la loro vita proteggendo i perseguitati (non solo ebrei ma anche comunisti, omosessuali, zingari, testimoni di Geova, russi, polacchi…).
La data del ventisette Gennaio corrisponde non a caso all’apertura dei cancelli di Auschwitz, il complesso dei campi di concentramento stanziati in Polonia durante l’occupazione tedesca.
Oggi quel giorno è ricordato come un soffio di libertà nella storia, tuttavia per molto tempo dall’apertura dei cancelli non si seppe nulla delle atrocità commesse in quei luoghi, specialmente in Italia dove ancora per svariati mesi regnò ciò che restava dell’occupazione tedesca.
Questi sono i ricordi di una signora che allora aveva quattordici anni: “Nelle scuole non si parlava di tutto ciò che riguardava l’olocausto perché non si sapeva bene ciò che era successo, o per lo meno non ci si rendeva conto dell’enormità della tragedia dei campi di concentramento. Una mia professoressa del ginnasio, Giuliana Tedeschi, che era tornata a insegnare dopo essere sopravvissuta al campo di concentramento, non trovò mai il coraggio di parlare in classe di ciò che le era successo, ma restò profondamente traumatizzata da questa esperienza. La fame che patì durante la prigionia per esempio, si riflesse in un’ossessione per il cibo, che doveva avere sempre con sé anche quando teneva lezione. Negli anni che seguirono nelle scuole non si trattò profondamente l’argomento, fu solo col passare del tempo che grazie a scritti e testimonianze venne fuori tutto l’orrore di quei luoghi e di quegli anni”.
Il giorno della Memoria non è certo finalizzato a simboleggiare la pace, tanto meno l’avvento degli Americani. Non deve essere un giorno di festa, ma di riflessione. Non è l’apertura dei cancelli di Auschwitz che va ricordata, poiché anche se fu un giorno indimenticabile non ha da insegnarci nulla; va ricordato ciò che venne prima, gli orrori che furono commessi, le atrocità che di umano non avevano nulla, le violenze che anche al di fuori dei campi di concentramento furono compiute.
Vanno ricordate con tutto il disgusto e l’orrore che meritano, per evitare che un giorno si riaffaccino sulla storia dell’umanità.
Eugenia Beccalli (2F)