Il ladro di memorie

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uomoCaro paziente,
lei soffre del morbo di Alzheimer, ma non morirà come lo psichiatra e neuropatologo Alois Alzheimer per un’infezione da streptococco: morirà, invece, come Auguste Deter per una forma di demenza degenerativa senile. I suoi neuroni incominceranno a morire un poco per volta fino a quando il suo cervello ricorderà quello che trovò il dottor Alzheimer nel 1906 nella signora Auguste D. quando eseguì l’autopsia; un cervello uniformemente atrofico senza visibili focolai.
Lei è una dei 27 milioni di persone al mondo affette da questa malattia. Si ricorda quei problemi ad apprendere nuovi dati che aveva etichettato come “troppa stanchezza”, gli strani black-out di cui soffriva ultimamente, come ricordarsi cosa aveva mangiato a pranzo o quali appuntamenti aveva nel pomeriggio di cui si era scusato con la banale frase “ultimamente sono un po’ stressato” pur sapendo, in fondo, che non era quello il motivo? Se li ricorda? Non erano altro che sintomi dell’inizio della battaglia, l’inizio della discesa che sta per affrontare, di come i suoi neuroni, in ogni momento della giornata, stanno morendo. E come nelle montagne russe, la discesa sarà rapida e spaventosa. Presto, quando tenterà di ricordare il passato incomincerà a confondere gli eventi del passato, ad avere buchi cronologici sugli avvenimenti, fino a scordarsi i nomi delle persone a lei care.
Questo è solo lo stadio iniziale: per adesso la malattia, incominciata dalla corteccia entorinale, l’aeroporto delle informazioni che provengono dai sensi, si è estesa fino all’ippocampo, la città, da dove venivano separate, archiviate e memorizzate. La città è ferma. Ma presto la malattia si diffonderà all’intero cervello.
Durante questa malattia non farà altro che ripercorrere la sua vita all’incontrario; incomincerà a perdere i ricordi che fino ad adesso ha accumulato, i collegamenti tra i neuroni, che aveva selezionato e infittito durante l’adolescenza, incominceranno a sparire e l’ acetilcolina, un importante neurotrasmettitore (il traghettatore delle informazioni da un neurone all’altro) subirà una forte diminuzione, fino a quando ridiventerà come un bambino di 5 anni, privo di freni inibitori e del senso del pericolo e, alla lunga, come un neonato, incapace di controllarsi e bisognoso di affetto e cure.don't forget who you are
Quanto letto finora non è che l’inizio: presto le succederà di non trovare, sempre più spesso, le parole, di non ricordarsi i nomi delle cose, di usare le parole in modo scorretto; le gestioni di compiti complessi, che prima erano la normalità, come pagare le bollette, cucinare o guidare la macchina le risulteranno difficili o impossibili. Diventerà aggressivo, tratterà male le persone che le stanno intorno e incomincerà ad avere sbalzi di umore, cambiamenti della personalità e a soffrire di depressioni. La malattia scaverà nel suo passato e farà uscire, o renderà più evidenti, tratti della sua personalità che prima erano nascosti o che neanche lei sapeva di possedere.
Infine arriverà la fase peggiore. Non capirà quando incomincerà, ma all’improvviso sarà incapace di controllare le propria necessità, di compiere azioni per le altre persone automatiche, non sarà capace di fare calcoli banali e perderà ogni capacità di orientamento. Si ritroverà a ripetere più volte lo stesso gesto senza accorgersene, a perdere ogni forma di coordinazione (aprassia) e vagabondare per luoghi a lei sconosciuti.
Questo è tutto quello che le avrei voluto dire , confessare e di cui mi voglio far perdonare. Perché ogni volta che parlo di “morbo di Alzheimer”, ogni volta che uso parole tecniche come “memoria prospettica”, “placche amiloidi” o “ammassi neurofibrillari” non faccio altro che nascondermi dietro le parole, evitare la verità ed evitare di farle comprendere cosa passerà. Forse quando leggerà questa lettera la sua malattia avrà raggiunto lo stadio terminale, forse non si ricorderà o comprenderà una singola parola o non sarà capace di leggere, ma questo era un gesto che dovevo fare. Per lei e per me.
Cordiali saluti
Nota dell’autore: Ho voluto ricordare questa malattia con questo testo, perché l’Alzheimer è una malattia sociale inguaribile che non fa notizia, che riguarda i vecchi e non è contagiosa. Anche la causa è sconosciuta. Una malattia che ruba il passato, il presente e il futuro di milioni di persone al mondo. Almeno il 21 settembre di ogni anno pensiamoci e chiediamoci perché al mondo si spende di più sulla ricerca del Viagra, rispetto a quanto se ne faccia per l’Alzheimer.

Nicolò Patané (5F)

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