Il Salone è arancione!

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310228_654777057872583_975185890_nQuattro ragazze del Convitto, un racconto, quattro accappatoi arancioni, un autore, Vanni Santoni – dall’accento toscano, un po’ stravagante, ma pieno di energia -, una giuria, composta da un rapper, Ensi, un cantante degli Zero Assoluto, Matteo Maffucci, e un attore e scrittore, Filippo Timi.

Queste le premesse ad una gara di scrittura: Extreme writing, tenutasi al Salone del libro. Il nome suggerisce qualcosa di pericoloso. “Writing”, perché implica dover scrivere un racconto. E fin qui nessun problema. “Extreme” invece fa sorgere qualche difficoltà, perché la stesura del racconto sarà divisa in quattro “round”. A ognuna di noi sarà affidata una parte, che dovrà scrivere in sette minuti.

Per fortuna durante l’incontro con l’autore al mattino, che ci prepara, proviamo a scrivere un racconto simile a quello che ci affideranno la sera. Non si dimostra così terribile come sembrava. Anche i consigli dell’autore ci aiutano molto e scacciano almeno un pochino la tensione.

La sera arriva presto e nel nostro accappatoio arancione cangiante conosciamo gli avversari, tre ragazzi e una ragazza del liceo Cattaneo, vestiti anche loro in accappatoio, ma di un azzurro fantascientifico. Insomma, un gruppo di astronauti.

Lo schema da seguire in gara è: A, che è al salone del libro per caso ed è particolarmente ignorante in materia di libri, incontra B, esperto di letteratura, se ne invaghisce e tenta di conquistarlo. Ma ad un certo punto arriva C, che mette in difficoltà A. Dopo una serie di peripezie A riesce a sbarazzarsi di C e a portare a termine il suo intento con B.

Fin da subito si nota la differenza tra le due squadre. Il racconto degli astronauti sembra ambientato nella savana, il protagonista si trasforma in un temibile cacciatore e la ragazza in una preda. Manti maculati e movenze feline si fondono in quello che un giurato, Filippo Timi, definisce “uno stile Just Cavalli”. Il nostro racconto, invece, resta più coi piedi per terra. Decidiamo di ambientarlo proprio lì, durante la gara, tra il pubblico, e la prima parte viene premiata perché non svela troppo e lascia intendere un buon seguito. Un minuto di confronto con l’autore, si fa il punto della situazione, si decidono le linee da seguire nella seconda parte. Intanto i tecnici sistemano i computer, che erano impazziti, e il pubblico viene intrattenuto dalla conduttrice. Ma poco dopo devono già salire sul ring i due ragazzi per la seconda parte: il dialogo tra A e B. Nel frattempo anche il pubblico si cimenta con quiz letterari, in palio alcuni e-reader. Al termine dei sette minuti i due testi vengono letti dai rispettivi autori e il nostro legge con tale enfasi e colore che viene insinuato che volesse influenzare il giudizio della giuria (cosa assolutamente falsa, ovviamente!). La sfida in questa parte del testo è caratterizzare i personaggi e far emergere le differenze culturali tra A e B. Entrambi i concorrenti riescono a farlo con trovate divertenti. Anche la giuria si lascia coinvolgere ed Ensi, il rapper, inventa addirittura “l’Harlem Shakespeare”. Questa volta sono i blu ad avere la meglio, ma ci sono ancora due round per rifarsi. E come sperato, nella parte successiva, il nostro racconto, con la sua impetuosità e con le sue battute pungenti conquista la giuria. È, infatti, il momento in cui entra in scena C, tanto per dare fastidio ad A. E mentre gli avversari chiamano in scena un altro felino assetato, nel nostro racconto fa il suo ingresso il famigerato Giangiacomo De Loghis, vecchio compagno del liceo di A che subito mette gli occhi addosso alla bella letterata.

I voti conquistati ci procurano un pareggio. È il momento della conclusione, che ha come vincolo letterario l’ipotassi. Parola sconosciuta. Sia dalle conduttrice, sia dalla giuria. Nessuno osa dare una definizione. Ensi azzarda: “Per me l’ipotassi è un animale mitologico”.

Ma subito si passa alla scrittura dell’ultima parte. Mentre gli ultimi vincitori dal pubblico salgono sul palco per aggiudicarsi i premi, gli ultimi due ragazzi delle due squadre scrivono il finale, decisivo della gara. Ai partecipanti estratti dal pubblico viene chiesto prima di indovinare il titolo di un romanzo a partire dall’incipit, poi di scegliere tra le opzioni l’animale protagonista di un libro.

Al termine dei sette minuti il racconto della savana si conclude con un morso e con la gazzella che rischia di finire fra le grinfie del suo predatore, ma il nostro Giangiacomo, mosso da un impeto di egocentrismo e sconfitto dal protagonista, ignorante, ma dai sentimenti più sinceri, viene premiato e conquista i voti della giuria.

Ma non è finita, perché manca ancora il voto dl pubblico. Potrebbe stravolgere i risultati. Anche lì alla fine il colore predominante è l’arancione (chissà, forse grazie al grande numero di umbertini venuti ad assistere?). Si conclude così una gara fatta di parole, tensione, risate e grande soddisfazione.

 

Alice Debegnach

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