L’Odissea è un poema epico, creato e sviluppatosi (come l’Iliade) nei cinquecento anni successivi alla guerra di Troia, fino alla sua trascrizione. Parla delle sventure di Odisseo che, dopo aver vinto la guerra, cerca di tornare con i suoi sventurati compagni a Itaca. Dopo la partenza però, Odisseo compie alcune deviazioni di percorso che metteranno a rischio la sua vita e quella dei suoi compagni: infatti raggiunge la città di Ismaro, nella terra dei Cìconi, e la saccheggia. Imprudentemente, si ferma sulla spiaggia per mangiare e viene attaccato. In seguito viene spinto da Zeus nella terra dei Lotòfagi, dalla quale deve portare via due compagni a forza perché sotto l’effetto del loto. Ripreso il viaggio, naviga fino all’isola delle Capre e da lì si reca ad esplorare l’isola dei Ciclopi. Raggiunta una grotta, la casa di Polifemo, vi si addentra e, solo ingannando il ciclope, riesce ad uscirne vivo. Fuggito dalla quella terra, raggiunge l’isola di Eolo e da lui riceve in dono un otre contenente tutti i venti sfavorevoli al ritorno. I marinai, però, invidiosi del regalo, lo aprono e la tempesta che si scatena impedisce loro di raggiungere l’agognata meta. Costretto a continuare il suo vagabondare, raggiunge la terra dei Lestrìgoni, che mangiano i suoi marinai e distruggono le sue navi. Si salva solo un’imbarcazione (quella con Odisseo a bordo) che, dopo un altro viaggio, giunge dalla maga Circe e, a causa della sue malìe, si ferma lì per un anno. Da lì, su consiglio della maga, l’eroe raggiunge l’Ade, dove scopre che la sorte toccata agli altri principi condottieri che combatterono al suo fianco durante la guerra. in seguito torna indietro e, dopo aver superato le sirene, Scilla e Cariddi, raggiunge l’isola del Sole, sulla quale, nonostante il suo divieto, i marinai mangiano alcune vacche sacre ad Elio, dio Sole, causando la loro morte in mare e mettendo in pericolo la vita di Odisseo, il quale naufraga sull’isola di Ogigia, da dove, a distanza di anni, riparte e, dopo un ennesimo naufragio, si ritrova sulla terra dei Feaci, i quali lo ospitano e lo riportano in patria. Credo che questo viaggio possa, in qualche modo, raccontare come sia la vita (dopotutto queste storie fornivano anche insegnamenti). Quando leggo questa fantastica opera, mi domando come sia stato possibile che tremila anni fa venissero scritte cose così attuali, poi rifletto e capisco che il modo di porsi nei confronti della vita è rimasto invariato nonostante il tempo! Prima Troia e poi Itaca, infatti, rappresentano due mete. Il viaggio spiega quanto possa essere difficile il raggiungimento dello scopo: ci possono essere pericoli (come le sirene, Scilla e Cariddi); ci possono essere scelte sbagliate (come sull’isola dei Cìconi e dai Ciclopi); ci possono essere aiuti che si rivelano essere ostacoli (come l’otre di Eolo); ci possono essere vie più “facili” ed evasive (come il loto); ci possono essere persone che aiutano per un secondo fine (come Circe e Calipso); ci possono essere persone che, anche se costrette, non aiutano, ma ostacolano (come Polifemo); ci possono essere amici che seguono una strada diversa (come i principi nell’Ade); ci possono essere delle prove da superare (come sull’isola del Sole); ci possono essere persone che ostacolano per vendetta (come Poseidone); ma ci possono anche essere persone buone, che aiutano solo perché è giusto (come i Feaci). Per questo l’Odissea è una lezione: la vita ha sempre nuovi obiettivi e noi siamo come Odisseo, su una barca in mezzo al mare, in balìa delle onde, tra pericoli e aiuti, spersi. Solo noi possiamo decidere dove andare e dobbiamo accettarne le conseguenze. Può anche non essere così, ma … chi siamo noi per deciderlo? È tutto dovuto alla Moira …
Davide Daronco (1F)