La luce del lampadario puntata sul tavolo. La solita cena cucinata con malavoglia ed irrimediabilmente fredda.
Nessuna voglia di andare a letto per non sentirsi sola; magari sognare di svegliarsi in un modo diverso, migliore.
Ci sono così tanti pensieri che la testa rischia di scoppiare a causa delle troppe parole e suoni immaginari che risaltano il silenzio sconfortante della cucina. L’unico rumore, quasi impercettibile è quello proveniente dal vecchio apparecchio televisivo del soggiorno, unico sottofondo della cena.
Il lavaggio dei piatti scorre come l’acqua fredda e finisce, poi i quindici passi che separano dal divano e un telegiornale a cui non si presta la minima attenzione.
Arriva la notizia che ripetono spesso; non quella di politica e nemmeno i messaggi del Papa, ma un servizio sulla catastrofe esplosiva avvenuta al largo delle coste di Lampedusa.
Noto che ci sono molte persone che accolgono i rifugiati, offrono loro cibo e coperte.
Purtroppo ci sono anche tante persone che passano, vedono e puntualmente ignorano, sorpassano il “problema”.
Uno spaccato che mostra come la nostra società sia divisa in due differenti correnti di pensiero e in due maniere di comportarsi.
Tanto sono ammirevoli gli sforzi dei cittadini siciliani, impegnati nel provvedere a tutte le esigenze dei malcapitati vittime del mare e della bramosia di denaro dei scafisti e delle organizzazioni malavitose che ne controllano l’operato; tanto sono riprovevoli gli atteggiamenti indifferenti di chi sceglie di proseguire senza voltarsi o fermarsi.
Io, seduta ed inerme sul divano del soggiorno, mi sento addirittura più colpevole di chi, avvertito una situazione di potenziale pericolo, non si è curato di un barcone che in pochi secondi sarebbe potuto andare a fuoco.
Ho sempre sentito le notizie prima di andare a dormire senza mai soffermarmi a rifletterci su. Finora sono stata passiva. Ma quei corpi distesi sulla sabbia mi hanno cambiata.
Beatrice Cagliero (2B)