“Sic transit gloria mundi “. Con queste parole, probabilmente suggerite da altri, Berlusconi neanche un mese fa saluta Gheddafi, il tiranno libico sulla cui fine la sententia latina ha gettato un velo pietoso.
Oggi, l’Italia aspetta col fiato sospeso l’addio (sempre che sia tale) del Cavaliere. Un enorme sospiro di sollievo attende di librarsi, qualcuno già gioisce, qualcuno spalanca gli occhi e per la prima volta pregusta già la sensazione di vivere senza la sua faccia sul giornale di tutti i giorni. Perché, ridendo e scherzando ( oh, quante risate amare ha mosso) sono vent’anni, interruzione più interruzione meno, che Berlusconi è in politica e non solo, visto che, come scrive Gramellini : “Mi toccherà tenere d’occhio un sacco di persone: un politico, un impresario, un presidente di calcio, un venditore di sogni, un comico, un playboy. Mentre prima, per averle tutte, me ne bastava una”. Ovunque e comunque durante i suoi mandati quest’uomo ha intrecciato tutti questi campi creando una miscela quanto più incostituzionale e immorale potesse esistere. E così anche da noi come in Libia si festeggia, in attesa di trascinare (metaforicamente questa volta) la salma dell’ex cummenda a suon di critiche e insulti. E in tutta questa storia, nell’entusiasmo del tracollo, ci si dimentica un piccolo dettaglio. L’abbiamo eletto noi. Anche se la maggior parte della gente, attualmente, negherebbe con vigore (o vergogna, chi lo sa) la croce sulla propria scheda, c’è stato un tempo in cui le elezioni hanno parlato chiaro: Berlusconi era il modello scelto dagli Italiani come rappresentazione della propria nazione.
Quindi, a meno che uno strano evento demografico abbia in vent’anni riciclato e sostituito tutta la popolazione italiana, parte di coloro che oggi festeggiano, hanno festeggiato in passato per la ragione opposta.
Ed è questo il punto: Berlusconi è solo la punta dell’iceberg, l’individuo nel quale con più forza e veemenza si concentrano tutti quegli aspetti che fanno di lui un simbolo. Il simbolo, la rappresentazione, l’icona di tutto l’ammasso di ghiaccio che c’è sotto, ben nascosto dai flutti: i suoi elettori, coloro che nella sua figura hanno riconosciuto un leader. Un tempo, la maggioranza degli Italiani.
E’ in queste situazioni che la democrazia, che sembrava essersi affievolita fino a diventare una parola logora e mai messa in pratica, dimostra quale enorme potere possa scatenare, quanto, con il voto segreto, diventi rappresentazione del lato nascosto della società.
E’ davvero morto quindi il berlusconismo (ammesso che il Cavaliere si dimetta … )? O sta solo per cambiare nome? Che la lezione sia forse servita a smussare un po’ anche la base sommersa dell’iceberg dopo anni di corna nelle foto ufficiali, minorenni prostituite, leggi ad personam, umiliazioni all’estero, promesse mai mantenute o mantenute male? Ai posteri l’ardua sentenza. Saranno le prossime elezioni a decidere quale volto indosseranno gli Italiani. Per ora godiamoci il tramonto di un’era, per l’alba c’è tempo.
Eugenia Beccalli (5F)