448 sono i sì che rimbombano nella sede del Parlamento Europeo a Strasburgo.
448 confortanti voti che sanzionano Viktor Orban per la “violazione grave dei valori su cui si fonda l’Unione Europea”.
448 voci che dicono “Basta” ai populisti e ai regimi autoritari che stanno avanzando in Europa, come in Polonia, in Austria e, per l’appunto, in Ungheria.
È dalla riforma costituzionale del 2013 che Budapest si è messa in rotta di collisione con l’UE sullo stato di Diritto, accusata di avere indebolito le proprie istituzioni democratiche e di avere favorito la discriminazione verso le minoranze etniche. Più precisamente, l’Europa si rivela preoccupata riguardo “il funzionamento del sistema costituzionale e del sistema elettorale, l’indipendenza delle istituzioni, la corruzione, la tutela della vita privata, la libertà accademica, di espressione, di religione e di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi i rom e gli ebrei, e la protezione dalle dichiarazioni di odio contro tali minoranze, i diritti fondamentali dei migranti.” Per esempio, secondo l’UE le nuove leggi sui media limitano libertà di opinione ed espressione e non garantiscono una stampa priva di censura e restrizioni. Il 12 settembre 2018 è stata approvata finalmente la mozione presentata da Judith Sargentini, eurodeputata olandese di Sinistra Verde, che chiedeva l’avvio delle procedure per l’applicazione dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona, in cui l’Unione Europea riconosce e si impegna di salvaguardare i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo. Negli ambienti delle istituzioni europee ci si riferisce all’applicazione di tale articolo con l’espressione “opzione nucleare”, per la sua rarità e per la gravità delle sanzioni implicate. È infatti la prima volta nella storia che il Parlamento Europeo adotta una misura di tale portata. Dal punto di vista tecnico, il voto d’inizio settembre ne avvia solamente le procedure ma non chiede esplicitamente le sanzioni. Prima di arrivare alla richiesta vera e propria infatti ci vogliono diversi altri passaggi. La proposta passerà al Consiglio dell’Unione Europea, in cui i Capi di Stato degli altri 27 paesi membri voteranno se procedere con i provvedimenti dell’articolo. Come sanzione estrema per lo Stato sotto accusa c’è la perdita del diritto di voto in Consiglio, ma per decretare questa condanna serve un voto all’unanimità degli altri governi e sarà molto difficile che si verifichi. La Polonia per esempio, contro cui la Commissione ha avviato l’anno scorso un procedimento analogo non ancora passato in Parlamento, ha già lasciato intendere che proteggerà l’Ungheria.
Per ora il paese di Orban è sotto controllo ed è stato invitato ad attuare cambiamenti drastici nel governo prima che la legge arrivi al Consiglio. Il Primo Ministro ungherese tuttavia non si mostra intenzionato a scendere a compromessi, ma ha anzi respinto tutte le accuse, ha accusato l’UE di aver inscenato un processo «di ispirazione comunista» e di avere criminalizzato l’Ungheria per non avere accolto nessun richiedente asilo negli ultimi anni.
Le reazioni nel resto dell’Europa sono state preoccupanti. Alcuni membri del Partito Popolare Europeo (PPE), di stampo conservatore e primo partito europeo, si sono dichiarati assolutamente contro alla decisione presa dal Parlamento. Come non ricordare il sostegno dei deputati di Fratelli D’Italia a Montecitorio e la loro impresa di voler comporre la frase «Solidarietà al popolo ungherese», tentativo fallito miseramente e concluso con una buona dose di ridicolo.
Anche Putin ha dimostrato il suo sostegno in un incontro avvenuto a Mosca, in cui il Primo Ministro ungherese ha ringraziato il presidente russo per il mantenimento di solide relazioni economiche e per l’aiuto fornito per superare l’impatto delle sanzioni UE.
E Orban? Nel suo primo intervento pubblico dopo il voto all’Europarlamento afferma: “I giorni di questo Parlamento e della Commissione UE sono ormai contati. Spero che nel Parlamento eletto in futuro non ci sia una maggioranza pro-migranti”. Il nostro caro Ministro degli Interni, Matteo Salvini, non poteva non difendere il Primo Ministro ungherese. In una conferenza stampa a Vienna insieme al vice-cancelliere austriaco, Heinz Christian Strache, ha affermato: “Penso che le sanzioni contro il popolo e il governo ungherese siano una follia, un atto politico di quell’Europa morente di sinistra che non si rassegna al cambiamento. Abbiamo dato tutto il nostro sostegno al popolo ungherese e sono convinto che tra qualche mese ci troveremo a governare l’Europa in compagnia di Viktor Orban. L’obiettivo alle prossime europee è cambiare l’Europa escludendo i socialisti. Vogliamo cambiare la storia di questo continente”.
L’ultima domanda, però, a questo punto diventa: cambiarla, o distruggerla?
Elisa Buglione-Ceresa