È stato Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle a usare per la prima volta l’espressione “taxi per migranti”. Che cosa intende, però, con questo termine? Facile, le ONG, organizzazioni senza scopro di lucro come Medici Senza Frontiere, che, a sentir parlare Di Maio e non solo, aiutano gli scafisti con il traffico di esseri umani. Medici Senza Frontiere, infatti, non soccorre i migranti, certo che no, ma aiuta i trafficanti a catturare gli sventurati finiti in mare, a trasportarli in luoghi “sicuri” ed infine a sfruttarli come schiavi. I volontari delle ONG non sono altro che buonisti, persone che vogliono apparire con la coscienza pulita sempre e comunque, che vogliono passare per salvatori, ma che non salvano proprio nessuno.
Se Di Maio, Salvini, Giorgia Meloni e chiunque condivida la loro opinione lo afferma con sicurezza, deve averne certamente le prove. “Le prove ci sono, ci sono senz’altro” probabilmente direbbero, e poi mostrerebbero il documento di Frontex (agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). Secondo l’agenzia, infatti, l’attività delle “Search and rescue” (SAR) si è concentrata nella zona tra la Libia, Lampedusa e Malta. Le ONG nel 2015 si occupavano solo del 5% dei salvataggi. Nel 2016, il numero di richieste d’aiuto da parte dei barconi è diminuito, ma il numero di interventi delle ONG è salito al 40%. Un incremento si registra anche nelle operazioni delle organizzazioni criminali che operano nella stessa zona. Questo, secondo Frontex, sembra dovuto all’aumento dell’attività di SAR e degli sforzi umanitari messi in campo dagli europei.
Il problema sta nel fatto che le parole di Frontex sono state mal interpretate, elaborate a proprio piacimento, diffuse nei contesti sbagliati, spesso lette in maniera superficiale, o forse non lette affatto. Il documento dice davvero che le ONG sono “taxi per migranti”? Ovviamente no. Si tratta di un’espressione che è nata dall’ignoranza e dalla volontà di non sapere. Si tratta di un’espressione che nasconde un’intenzione più profonda. “Sapete perché si attaccano le ONG?” – spiega Roberto Saviano durante la conferenza ‘In mare non esistono taxi’ tenutasi al Salone Internazionale del Libro 2019 – “Per togliere un testimone […] e per togliere testimoni, quale operazione è più semplice che dire che un medico in realtà fa parte di una cospirazione?”. Gli uomini al governo non vogliono che la verità venga a galla, perché sarebbe svantaggioso per la loro politica. Una verità terribile, troppo scomoda per lasciare che si diffonda. Screditare la fonte rende un’informazione inaffidabile, e quale modo migliore per evitare che una verità orribile diventi pubblica se non quella di rendere il testimone della verità un bugiardo impostore?
Una foto diffusa raffigurante le unghie laccate di rosso di una naufraga ha sollevato le polemiche: chi attraversa il Mediterraneo su un gommone ricolmo di corpi non può avere le dita smaltate. La donna è stata accusata di essere un’attrice. La verità? Il colore è stato dato dalle infermiere dell’ONG che l’hanno tratta in salvo. Avere cura di sé è il primo passo per ridare dignità ad un corpo che è stato distrutto. È questo che, oltre all’aiuto fisico, i medici delle ONG offrono. Non si tratta solo di essere portati in salvo, ma di rendersi conto che a qualcuno importa, che qualcuno disposto ad accettarti esiste, che non in tutto il mondo la situazione è tragica come nel paese da cui queste persone provengono. Organizzazioni come Medici Senza Frontiere offrono a naufraghi che hanno attraversato l’inferno in mare la forza per continuare ad andare avanti. E noi dovremmo offrire loro un posto in cui ricominciare.
Non tutti, però, sono d’accordo. Matteo Salvini, infatti, afferma: “No, no, no. Fate quello che volete, prendete il pedalò, la moto d’acqua, fate il parapendio. Io sono democratico. Andate dove volete, in Tunisia, Libia o Egitto, ma in Italia nisba. Potete raccogliere chi volete però in Italia non ci arrivate”. Che i “taxi per migranti” portino i profughi da un’altra parte. Le ONG, però, non sono taxi, perché i taxi portano i passeggeri nel luogo in cui questi vogliono andare. I migranti non hanno scelta: loro scappano e basta. Scappano e sono disposti a morire pur di andare in un paese diverso da quello in cui sono nati. I naufraghi non prendono taxi. In mare i taxi non esistono.
Isabella Scotti