Sabato 20 marzo ore 12.00. La coda per l’imbarco bagagli è stravolta da una truppa di ragazzi, preda del panico più totale che tenta invano di ridistribuire i vestiti nelle varie valigie spalancate per terra, in modo che il bagaglio non superi il peso previsto. Non si sa come, riusciamo a imbarcare i bagagli, check-in, saliamo a bordo, allacciamo le cinture e… si parte! C’è chi non ha mai volato prima d’ora, e, passato lo spavento iniziale, l’attenzione del gruppo si focalizza in un punto sotto al sedile di Pomari, dove si scopre esserci una cacca secca. Le risate di Berta risuonano per tutto l’aereo fino all’atterraggio, ore 16.10. Un pullman ci porta a Cujik, Olanda, dove ci attende la folla festante delle nostre famiglie olandesi.
La mia nuova famiglia mi porta a casa, sulla porta campeggia una scritta tricolore:”Benvenuta piccola ragazza italiana”. Mi guardo intorno e, effettivamente sì, sono la più bassa: ci sono sempre stata abituata, ma la mia mamma olandese lo trova estremamente divertente. Sospiro rassegnata e capisco che sarò presa in giro fino al giorno della mia partenza. Serata in discoteca: mi ritrovo con tutti i miei compagni a ballare sulle note di:” I gotta feeling”. La mattina seguente Mandy mi porta a messa: non capisco niente e lei passa metà della funzione a spiegarmi il sermone, più che altro per cercare di tenermi sveglia. Nel pomeriggio visitiamo un mulino a vento e, grazie alle spiegazioni congiunte dei due mugnai, divento un’esperta conoscitrice di farine integrali e non. Il giorno seguente rivedo i miei compagni: dopo il lancio dei palloncini il programma prevede un po’ di sano moto al centro sportivo. La sera sono piatta come una sogliola: mi chiedo che bisogno ci fosse di fare movimento, visto che tutti gli spostamenti si effettuano in bicicletta.
Martedì andiamo a pattinare e poi a nuotare: siccome pista da pattinaggio e piscina sono nello stesso centro sportivo gli istruttori ci ricordano che è vietato nuotare con i pattini (?!?). La sera è il momento più temuto: dobbiamo mettere in scena una piccola rappresentazione, “Totò Sapore”, e ci accorgiamo che manca il costume della pizza! Qualcuno ha la brillante idea di usare i cartoni del take-away e Zuzu viene scelta per l’arduo compito di vestire i panni della pizza e saltare fuori dicendo:”ta-dah”, cosa che riesce a fare in ritardo. Risate generali in platea per l’interpretazione magistrale della pentole e applausi quando Bencha si dimentica le battute.
Dopo una tarantella finale, gli organizzatori ci avvisano che siamo in lizza per l’assegnazione del premio per il miglior spettacolo.
La tensione sale: che competizione! Chi vincerà? Pianti e abbracci collettivi quando il nostro gruppo viene chiamato sul palco per ricevere il primo premio.
Mercoledì visitiamo Amsterdam e siamo tutti rapiti dalla bellezza di questa metropoli nordica. La sera torniamo a casa carichi di zoccoli e bulbi di tulipani.
Il giorno seguente teniamo una lezione di lingua italiana a una classe di giovani olandesi e nel pomeriggio visitiamo lo zoo e Nimejen, cittadina in cui possiamo dare libero sfogo alla nostra smania di fare shopping. La sera ci ritroviamo per l’ultima volta al “Boom”, il locale più alla moda di tutta Cujik. Il giorno seguente, dopo una squisita pizza all’ananas (!), arriva il momento di partire: ci separiamo a malincuore, tra pianti e abbracci, dai nostri amici olandesi. Aereoporto di Dusseldorf, Germania, chissà perché, ma questa scena mi sembra familiare. Tra la folla all’imbarco bagagli è facile distinguere il nostro gruppo: eccoci, siamo quelli disperati, con le valigie spalancate per terra …
Carolina Pomari (4C)