In principio era il verbo

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Mass media, questo grande sogno infernale che ci è entrato in testa e in casa. Informazione sempre, comunque, dovunque, giusta, sbagliata, di parte, da nessuna parte, divertente, tragicomica, drammatica. Come un martello pneumatico inarrestabile, prodigioso strumento divulgativo per alcuni, pericoloso mondo incontrollato per altri. E tutto questo, dall’intervento più brillante all’idiozia più stupefacente, viene incanalato nella grande corrente della cosiddetta “comunicazione”. Per la maggior parte della gente Internet, la televisione e la radio sono i più potenti mezzi di comunicazione esistenti, benché rappresentino contemporaneamente i principali carnefici di quel famoso verbo, dal quale, in teoria, sarebbe iniziato tutto.

La parola, ciò che ha distinto l’uomo dalla bestia (anche se di poco), mezzo di confronto, di evoluzione, la sostanza dell’ etica, del pensiero filosofico e della poesia, lo strumento fondamentale di espressione. Quello stesso strumento che oggi si sta perdendo, causa poco o troppo esercizio.

Uno sguardo al passato e tra le pagine di libri mai troppo antichi ritroviamo uomini che grazie alla parola, dopo secoli, vengono ricordati, hanno ancora voce in capitolo, possono ancora far valere le proprie idee. Maestri della parola, maestri della retorica, forse mai veramente morti. Né Cicerone, né Paolo di Tarso, né Churchill né tanto meno Malcolm X hanno ridotto la loro espressione ad una ripetitiva sequenza di immagini e suoni; hanno sfruttato appieno quel dono che è di tutti, padroneggiato da pochi: l’eloquenza, la parola. Sono riusciti a trasmettere messaggi politici, sociali, morali che senza l’ausilio di tecnologie sono giunti fino a noi.

Oggi, salvo qualche esponente della politica e qualche giornalista navigato, l’eloquenza sembra appannaggio di pochi, una dote naturale fiorita dal nulla; cosa che non ferma assolutamente tutta una serie di individui che, nell’incapacità di farsi ascoltare, danno vita a scene pietose fra urla, pianti e scivoloni grammaticali e sintattici da brivido.

Forse è vero, abbiamo davvero tra le mani i mezzi tecnologici che permetteranno alla comunicazione di farsi strada e di avvolgere il mondo, ma sarà sempre la parola il metro di qualità di quella stessa comunicazione, oggi scadente, che ci ostiniamo a diffondere. Riappropriamoci del verbo e distinguiamoci nuovamente dalle bestie.

 

Eugenia Beccalli (3F)

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