Indovina chi

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indovina chiNasce a Milano nel 1936, è primo di tre figli. Sua madre casalinga, suo padre funzionario alla Banca Rasini. Per chi non lo sapesse, quest’ultima era una piccola banca milanese divenuta celebre per aver avuto fra i suoi clienti principali criminali del calibro di Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Ottenuta la maturità classica, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale uscendone a pieni voti e ottenendo una borsa di studio di due milioni di vecchie lire. In seguito, sfugge misteriosamente alla leva militare obbligatoria. Con una marea di soldi in mano e nel fiore degli anni, può iniziare finalmente quella che diverrà forse la più brillante carriera oscura della storia del nostro Paese. Trova campo libero nel settore dell’edilizia, nel quale grazie a cospicui finanziamenti da parte del banchiere Carlo Rasini aprirà, a partire dal 1964, una serie di cantieri atti a creare una sorta di città-ideale attualmente conosciuta come Milano 2. In cinque anni, sono circa mille gli appartamenti venduti.
Grazie a due fiduciarie della Bnl, la Servizio Italia e la Saf, nasce l’Immobiliare San Martino, amministrata da un ex compagno di università del nostro misterioso personaggio, Marcello Dell’Utri, palermitano. In un condominio di Milano 2 nasce una TV via cavo, “Telemilano 58”, che diverrà famosa ben presto col nome di “Canale 5”. Passano anni di immenso e inspiegabile successo e nel 1977 arriva anche la nomina di Cavaliere del Lavoro. Ciò gli permetterà di acquistare una quota dell’editrice de “Il Giornale”, fondato nel 1974 da Indro Montanelli. Dal ’78 all’83 riceverà circa 500 miliardi al valore di oggi, di cui almeno una quindicina in contanti, per alimentare le 24 (poi salite a 37) holding Italiane che compongono la Fininvest (che è a sua volta una holding che detiene tutte le proprietà di questo misterioso signore) , delle quali si ignora tutt’oggi la provenienza.
Nel 1978, affiliandosi alla deviata ed occulta “Propaganda 2” (P2), riceverà crediti spropositati dal Monte dei Paschi di Siena e dalla Bnl, iniziando inoltre una collaborazione con il “Corriere della Sera”. La P2 verrà scoperta tre anni dopo dai due giudici milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, creando un enorme scandalo che travolgerà governo, esercito, servizi segreti e mondo del giornalismo. Ma il nostro eroe ne esce assolutamente indenne, anzi, ne approfitterà per acquistare le emittenti televisive “Italia 1” e “Rete 4”, arrivando a fare concorrenza diretta con la Rai.
Nell’87 acquisterà il Milan Calcio e pochi anni più tardi inizierà la lunga lotta contro de Benedetti per ottenere il controllo della Mondadori, comprendente il quotidiano “Repubblica” insieme a 13 locali, i settimanali “Espresso”, “Panorama” e “Epoca” più tutto il settore libri. De Benedetti otterrà i giornali eccetto “Espresso” ed “Epoca”, lasciando al nostro eroe il settore libri. Nel frattempo l’Italia assiste allo scandalo Tangentopoli e privato degli alleati politici, non gli resta che fondare un partito proprio col nome di “Forza Italia”. Nel 1994 vince le elezioni diventando così Presidente del Consiglio. Il 21 novembre dello stesso anno viene coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza. Il 22 dicembre del 1996 è costretto a dimettersi, per la mozione di sfiducia della Lega Nord, che non condivide più la sua politica sociale e preme per la risoluzione del conflitto d’interessi.
Indagato nel frattempo anche per storie di mafia, falso in bilancio, frode fiscale e soprattutto corruzione giudiziaria insieme a Previti, si ricandida alle elezioni politiche, ma perde. Vince il candidato del centrosinistra (Ulivo), Romano Prodi. Dopo ben cinque anni di opposizione, tornerà al governo riconquistando la Presidenza del Consiglio.
A partire da questo momento, il Cavaliere Silvio Berlusconi (chi avrebbe mai sospettato che si trattasse proprio di lui?) dà inizio a un decennio di totale instabilità politica. A fare da colonna portante al suo programma sono le promesse mai portate e termine, una fiducia parlamentare che non ha mai superato il 51% e tanti, troppi traguardi politico-economici mancati sul piano nazionale ed internazionale. Questo articolo, tuttavia, non intende fare la solita paternale su quanto siano stati stupidi, ignoranti, opportunisti gli elettori italiani, in quanto tutto ciò non servirebbe assolutamente a nulla, come non è servito fino ad ora. Se davanti all’evidenza siamo stati capaci di farciCharles Foster Kane - Quarto Poterefregare così tante volte, non sarà l’ennesimo articolo moralista a farvi cambiare idea. Sarebbe interessante invece, almeno a mio avviso, offrire uno spunto di riflessione alla luce delle scelte di vita di quest’uomo in vista del futuro, dati anche gli ultimi fatti che riguardano lui e la politica italiana attuale. Il 29 agosto 2013 Silvio Berlusconi viene condannato definitivamente per frode fiscale in quanto “ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo”. Data la sentenza, il 4 ottobre la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, a seguito della contestazione dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi, decide a maggioranza di proporre all’assemblea del Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi. Con il Cavaliere ineleggibile e finalmente condannabile in quanto tornato fra i comuni mortali, con il Pdl che andrà in mano allo scodinzolante Alfano, con Letta che può godere delle parole di fiducia nei confronti del suo governo da parte di un rassegnato e stizzito Silvio, molti italiani (non tutti, è giusto sottolineare che comunque c’è chi ancora lo sostiene e scende in piazza per lui) si stampano un bel sorriso in faccia, e sebbene non possano pensare che il peggio è passato, almeno si accontentano di un “Giustizia è fatta, non tornerà più”. Sarebbe bello se fosse davvero così, e sarebbe bello convincersene fino in fondo, ma di fatto la carriera brillante più oscura della storia del nostro Paese lo impedisce: perché ottenere crediti spropositati in maniera illecita per investirli in società legate al mondo dell’informazione? Perché Silvio Berlusconi ha basato tutta la sua carriera imprenditoriale nel conquistare il mondo della televisione, dei giornali e dell’editoria italiana? Non sarà forse che attraverso l’informazione, nel bene e nel male, la folla viene istruita, anche inconsciamente? Quale mezzo migliore esiste per una persona carismatica quanto criminale per fare successo e tenere in pugno una nazione intera se non conquistando e corrompendo l’unico mezzo che può educare liberamente le masse a riconoscere e condannare i crimini da lui (insieme a tanti alti collaboratori) commessi? Siamo davvero sicuri che sia finita? Certo, ora è stato condannato! E sarà una coincidenza il fatto che fra le tre opzioni il Cavaliere del Lavoro abbia scelto i servizi sociali, per i quali dovrà aspettare ancora qualche mese prima di scontare la pena in ore di lavoro per via della lentissima burocrazia. Sicuramente non approfitterà di questi due, tre mesi per fare propaganda politica indiretta al fine di combinare chissà cosa qualora nel frattempo avvenisse una scongiurata quanto imminente crisi di governo. Ovviamente è solo una coincidenza che da qualche giorno sui canali della Mediaset venga trasmesso uno spot lunghissimo che elogia se stessa per fornire lavoro ai cittadini italiani e garantisce servizi di informazione e svago per tutti. Non è mica uno dei soliti trucchetti in stile “Vi toglierò l’Ici” e “Vi rimborserò l’Imu” che gli hanno fatto prendere l’80% dei voti andati al suo partito in pochissimi giorni. Sicuramente è un caso che i quotidiani di Silvio Berlusconi non parlino della sua decadenza, ma del boicottaggio della magistratura e della necessità assoluta di una riforma della Giustizia. Ovviamente è un’esagerazione assurda quella che fa Michele Serra di “Repubblica” quando afferma che “l’Italia è l’unico paese al mondo che anche senza Berlusconi al Governo è costretta a una sua dittatura di minoranza”.

Luigi Botta (5C)

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