Da molto tempo, ci si sofferma su come la nostra società sia cambiata con lo sviluppo mediatico e in particolare con lo sviluppo dei social. Senz’altro la tecnologia ha contribuito ad uno sviluppo economico e sociale notevole, agevolando e semplificando la vita delle persone.
Quando, però, si analizza accuratamente un fenomeno di tale portata, non solo è importante evidenziare i vantaggi, ma è altrettanto fondamentale tenerne in considerazione gli svantaggi. Tra questi ultimi, uno dei fenomeni più preoccupanti è quello del cyberbullismo, parola che, in realtà, rappresenta un’evoluzione e una sfaccettatura di un fenomeno preesistente da tempo: il bullismo. La differenza tra l’uno e l’altro sta negli strumenti: si è passati dall’aggressione verbale in presenza a quella “da lontano” tramite piattaforme come Facebook o Instagram, i due social più usati oggi.
Questa nuova forma di bullismo è quindi un fenomeno subdolo, diffuso soprattutto tra i bambini e i ragazzi , che rappresenta una vera e propria emergenza sociale sempre più difficile da combattere e contenere. Infatti, attraverso internet, la devastante amplificazione del messaggio lo rende decisamente più complicato da controllare rispetto a una “semplice” diffamazione verbale.
Il Cyberbullismo presenta numerose forme di sviluppo suddivisibili in diverse tipologie, tra le quali le più comuni sono: Flaming, con il cui termine si indicano violenti e volgari messaggi elettronici mirati a innescare una sorta di disputa verbale online ad armi pari; Denigration, in cui l’obiettivo del cyberbullo è quello di danneggiare e urtare la reputazione o le amicizie condividendo online pettegolezzi o informazioni private della vittima. L’ultima forma di cyberbullismo analizzata è quella dell‘ Impersonation. In questo caso, il cyberbullo una volta entrato in possesso dell’account della persona presa di mira può farsi passare per quest’ultima e inviando messaggi scomodi danneggiarne la reputazione e la credibilità.
Le conseguenze provocate da questo fenomeno sono, rispetto al bullismo, sicuramente più pericolose. Inoltre, si riversano su larga scala, perché, una volta online, un insulto diventa di dominio pubblico. Il fenomeno è all’ordine del giorno. Sovente, infatti, ritroviamo su giornali di cronaca notizie inerenti al tema. Negli ultimi anni una tra le più rilevanti è stata quella riguardante il fenomeno della “Blue Whale”, verificatosi e sviluppatosi in Russia. Proposto inizialmente come un semplice gioco, con prove di carattere autolesionista, esso si è subito trasformato in una vera e propria psicosi, coinvolgendo in poco tempo una grande quantità di persone, principalmente adolescenti, e diventando così un vero e proprio fenomeno di massa. Fortunatamente, in seguito ai primi casi di suicidio, è stato possibile strozzarlo e anestetizzarlo.
Altro caso eclatante di cyberbullismo è il Sexting. Rispetto al precedente, quest’ultimo comprende una fascia d’età molto più giovane: circa il 10% degli utenti sono preadolescenti, dagli 11 ai 13 anni. Per quanto riguarda il genere, il sesso femminile prevale nettamente su quello maschile. Le ragazze, infatti, comprendono due terzi degli utenti coinvolti. Questa tipologia di bullismo è essenzialmente alimentata dalla moda di scattarsi selfie intimi, senza vestiti o a tema sessuale e inoltrare le immagini o i video ad altre persone. Come già detto, le ragazze sono la categoria più a rischio anche perché sono le più soggette ad un’altra forma di Sexting: la Revenge Porn. Si tratta di un vero e proprio caso di vendetta finalizzato a deridere la persona presa in causa pubblicando materiale di natura sessuale su internet. Essere presi di mira su un social può quindi portare a depressione e introversione dai quali è difficilissimo uscire. Subire continuamente vessazioni genera infatti una condizione di stress interno insopportabile, di frustrazione, di solitudine. Questo disagio favorisce dunque lo sviluppo di disturbi in varie zone, come quella comportamentale, quella sociale e quella cognitiva. Può inoltre dare luogo a difficoltà di concentrazione o problemi di apprendimento e, infine, influenzare anche l’area socio-relazionale, portando la persona ad una mancanza di autostima, ansia o scarsa fiducia negli altri. Le vittime di cyberbullismo rimangono profondamente ferite dalle violenze e derisioni digitali, molto più che quelle di bullismo fisico e verbale. Episodi del genere sono talmente strazianti che possono spingere un ragazzo a togliersi la vita ingiustamente.
“Verba volant, scripta manent”, lo dicevano già i latini. In origine, però, la valenza del detto era completamente opposta: mai si sarebbe potuto immaginare l’impatto che tali parole avrebbero avuto duemila anni dopo. Parole che, oggi, sono più pericolose delle armi e che possono provocare un disagio in chi le subisce che rischia di diventare permanente.
Tommaso Mattiocco