E’ un cielo inaspettatamente azzurro e terso che accompagna l’inaugurazione della quarta edizione delle Convittiadi. Davanti al Palazzo delle Feste la cerimonia di apertura ha inizio e fra i protagonisti che presentano e danno il via all’evento scorgiamo Evelina Christillin. Non possiamo farci sfuggire l’occasione di un’intervista in esclusiva, prima che la dottoressa venga assalita dalle testate più importanti.
Per cominciare volevamo domandarle in che modo Italia 150 è collegata con le Convittiadi e come mai ha deciso di appoggiare l’organizzazione dell’evento.
Intanto premetto che io sono stata l’organizzatrice delle Olimpiadi quattro anni fa proprio in questo luogo e fra l’altro mi occupo anche di teatro, quindi sono stata ben lieta di accettare l’invito che mi ha fatto il comitato Italia 150, soprattutto quando si parla di sport, quando si parla di giovani e quando si parla di sport fatto dai giovani, per di più da giovani che studiano (questo è un valore aggiunto). Vedo molti che magari arrivano a fare anche carriere professionistiche importanti (parlo del calcio), non studiano affatto e poi si trovano spiazzati. Questo credo possa essere un appuntamento davvero importante sia da un punto di vista di proiezioni future, visto che qualcuno di questi ragazzi potrebbe anche diventare un campione, sia dal punto di vista di chi può imparare fin da subito attraverso la scuola e l’educazione che lo sport dà, a costruire un piccolo se stesso, un grande cittadino italiano. Queste giovani forze, queste giovani risorse posso imparare a vincere, a perdere, a mettersi in gioco. Sono le energie migliori per testimoniare la vita del nostro paese ancora giovane.
A proposito di una nazione giovane, quale importanza può avere celebrare e ricordare il 150 anniversario della sua Unità, soprattutto in un momento di crisi economica (e non solo) come quello che stiamo vivendo?
Stamattina venendo su a Bardonecchia alla radoio sentivo le dichiarazioni di un ministro della repubblica a che diceva che lui alle celebrazioni del 150 anniversario non verrà. Ecco, in questo senso credo sia opportuno riflettere a lungo perché dall’alto ogni tanto arrivano dei messaggi fuorvianti. È importante invece che i giovani, le vere forze del paese, testimonino che queste celebrazioni sono importantissime. Curiosando sulle felpe degli atleti stamattina ho letto i nomi di tantissime città d’Italia, ragazzi di Palermo, Roma, Napoli, Torino, tutti riuniti in un clima di festa. Se si può fare qui, e se è stato fatto in questi centocinquanta anni, perché buttare all’aria dei valori così importanti e una condivisione che è stata costruita, a fatica, ma è stata costruita? Manifestazioni come queste siano assolutamente fondamentali; non c’è bisogno di strombazzare, basta esserci.
Torino e la regione in generale, per questa importante occasione, come cambieranno? Torino del resto in questi ultimi anni si è aperta molto al turismo, al mondo esterno …
Molti dei cambiamenti che sono avvenuti in questi ultimi anno sono dovuti alle Olimpiadi, che hanno letteralmente trasformato Torino; sia da un punto di vista concreto (è stata ripulita, un sacco di stabili sono stati aperti e riaperti) si la mentalità dei suoi abitanti. Ieri ho visto, malgrado la pioggia battente, una città intera attorno al Papa e alla Sindone, laici e non. C’è stato un senso di partecipazione e un entusiasmo che fino a qualche anno fa era difficile da riscontrare. Quindi si va avanti in questa direzione, senza necessariamente ospitare le Olimpiadi ogni quattro anni! Ciò che si verifica sia in campo sportivo sia in campo cultura le testimoni che Torino e il Piemonte siano diventate una guida per tanti.
Eugenia Beccalli, Chiara Murgia