Continuiamo a pubblicare le risposte pervenuteci dagli attori impegnati nello spettacolo “Tradimenti” di Harol Pinter. E’ arrivato il momento di conoscere meglio Nicola Marchitiello, diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Torino e al suo primo impegno di livello “nazionale” su palcoscenici storici.
Quali sono le sensazioni percepite dal pubblico quando si recita, soprattutto in un teatro come il Carignano in cui l’atmosfera sembra davvero “familiare”?
Il pubblico, in un teatro come il Carignano, percepisce una magia, un’atmosfera e un calore che son quelli che mi hanno affascinato nei primi anni di vita quando ho scoperto il mondo del teatro: legno, stucchi, lanterne, stoffe, costumi, talenti, pause piene, risate, penombre, applausi…
Quante ore al giorno si dedicano alle prove sul palco e quante “davanti allo specchio”?
Fin dalle elementari mi è stato detto di ripetere le lezione “davanti allo specchio” per acquisire scioltezza. Io questa cosa non l’ho mai fatta. Ho sempre pensato che si dovesse sapere bene l’argomento e basta per affrontare l’insegnante, come diceva Cicerone. Evito ancora adesso lo specchio perchè deve lavorare per me la mia immaginazione. E’ lei che crea dalla mia testa, dal mio cuore per il palcoscenico. E poi si prova molto con gli altri attori e nel quotidiano capita di ripensare alle scene.
C’è un qualche aneddoto simpatico avvenuto dietro le quinte, o sul palco stesso, durante una rappresentazione, per la serie “The show must go on”?
Ne posso raccontare due avvenuti sul palco proprio durante lo spettacolo “Tradimenti” e davanti a benigni…: uno è la caduta di una forchetta che poi è diventata parte fissa e utile per la scena e l’altro è stato il servire, come cameriere, un bicchiere da whisky senza whisky dentro…In questo caso the show must go on leggermente in un altro modo.
Qual è il tuo rapporto con la notorietà?
Forse è il mio primo microavvicinamento alla notorietà, anche se del camerire di “Tradimenti” non tutti si ricorderanno…ma quelli che ci fanno attenzione elargiscono sempre complimenti. Un po’ come gli allievi del liceo Umberto I, fuori dal Carignano, che devo dire mi hanno fatto emozionare.
Quanta voce in capitolo ha un attore sulle scelte del regista o dello sceneggiatore?
Io mi mantengo sempre nei binari del treno che costruisce il regista e l’autore, poi sul treno della fantasia ci metto cosa e chi voglio io.
Qual è il tuo ruolo “ideale”?
E’ sempre quello che sfugge ma si fa acchiappare al momento giusto.
Se potessi scegliere con che attore o/e regista recitare (magari anche già scomparso), su chi ricadrebbe la scelta?
Totò, Troisi, Eduardo tra i monumenti e tra i viventi Mauro Avogadro, Gigi Proietti, Luca Ronconi e spero vivamente anche con l’altro componente di casa Benigni.
Come riesci a conciliare lavoro e affetti, visto che il palcoscenico porta sovente lontano da casa?
Per ora pare sia contemplata la pazienza.
a cura di Carlotta Monge e Anna Aglietta (3C)