Intervista a Pino Rizza (UGI)

Tempo di lettura: 4 min
I nostri inviati con Pino Rizza (UGI)

I nostri inviati con Pino Rizza (UGI)

 

A fianco ai ragazzi … insieme con lo sport

Lunedì 3 maggio, cerimonia di apertura delle Convittiadi 2010: Pino Rizza, volontario dell’ “Unione Genitori Italiani” risponde a qualche nostra domanda sull’associazione e ci spiega in che modo collabora e sponsorizza l’evento di Bardonecchia.

Spieghi ai lettori di cosa si occupa l’UGI.

L’UGI è un’associazione di volontariato e onlus,che opera all’ospedale Regina Margherita di Torino. Il compito di noi volontari (siamo circa 130) è quello di stare accanto ai genitori e ai bambini nei reparti ematologico, oncologico e day hospital. Seguendo i nostri turni riusciamo a coprire 24  ore al giorno. Io personalmente faccio il turno al reparto oncologico dal 1997 , e nel reparto sto vicino ai bambini dandogli il mio sostegno, facendoli divertire e giocare, anche se è necessario molto tatto perché spesso la chemioterapia che seguono può renderli più vulnerabili. Per questo abbiamo anche portato una scuola all’interno dell’ospedale, per dare continuità alla vita normale.

L’ UGI, però, fa tantissime cose anche all’esterno dell’ospedale che sono di sostegno soprattutto per i genitori: per esempio facciamo assistenza  anche una volta finita la terapia e diamo sostegno economico alle famiglie in difficoltà oltre a quello morale, che è ugualmente importante.

Inoltre abbiamo fatto costruire in corso Unità d’Italia 70 una struttura chiamata “casa UGI” : si tratta di una sorta di condominio con 22 miniappartamenti indipendenti in cui possono stare a titolo gratuito le famiglie segnalateci dall’ospedale per la durata della terapia. Per la maggior parte queste famiglie provengono da fuori Torino.

 

Perché ha deciso di dedicarsi al volontariato?

Ho iniziato nel 97 perché sto molto bene con i bambini. Ho capito che è importante abbandonare le vesti da adulto e tornare bambino quando si è con loro. Mi aiuta molto il fatto che voglio molto bene ai bimbi.

Come riesce a conciliare lavoro e volontariato?

Tanta forza di volontà. Molte volte ho messo da parte le faccende private. È indispensabile sapersi organizzare, ma più che altro forza di volontà.

Perché non si è mai pensato di estendere l’associazione anche ad altre parti d’ Italia?

Abbiamo delle succursali ad Ivrea e a Novara nate da genitori che hanno pensato di estendere il nostro operato. Noi essenzialmente siamo solo in tre reparti del Regina Margherita e francamente penso che se la nostra associazione si dovesse ingrandire sarebbe molto più difficile starle dietro. Certo è che sono molte le famiglie che vengono dal sud, però è anche vero che sono proprio queste che sulla base dell’UGI di Torino dovrebbero ricreare qualcosa di simile laddove ce ne fosse bisogno. L’UGI è nato dai genitori, ed è proprio grazie a loro che va avanti: nessuno vieta loro di associarsi in altre parti d’Italia.

Non pensa che le attività svolte dalla vostra associazione debbano essere gestite dallo Stato Italiano?

Lo Stato è sobbarcato di associazioni di volontariato, quindi è difficile stare dietro a tutte. Noi riceviamo un certo aiuto economico dal comune e da istituti di credito soprattutto per merito della nostra credibilità. A parte i sostegni economici che riceviamo dallo Stato i servizi che noi offriamo nascono per accorciare i tempi tra utenti ed ospedale: le famiglie che hanno bisogno di determinati servizi non possono attendere molto. Anche se l’assistenza dovrebbe essere garantita a tutte le famiglie afflitte da una malattia spesso l’ospedale non riesce ad offrirle in tempi brevi; ed è qui che noi, nel nostro piccolo, interveniamo.

 Ci sono famiglie non italiane che chiedono il vostro intervento?

Sì. E stanno aumentando moltissimo. Devo dire che abbiamo anche qualche piccola difficoltà perché tante famiglie che vengono dall’estero fanno fatica a concepire il volontariato, quindi quando vengono da noi hanno involontariamente delle pretese. Spesso vedono che come struttura disponiamo di determinate cose e non capiscono come mai non gliele possiamo sempre dare. Una persona invece che conosce i meccanismi della società italiana e delle associazioni di volontariato capisce che purtroppo è difficile dare tutto a tutti.

 

L’associazione sta raggiungendo gli obiettivi preposti?

Sì, decisamente. Diciamo che la nostra più grande ambizione era quella di “casa UGI” e ce l’abbiamo fatta. Vorremmo crearne un’altra, ma sono strutture grandi ed i costi sono davvero elevati.

Di obiettivi ce ne sono diversi ed abbiamo un comitato specifico in merito. Comunque cerchiamo di portare avanti ogni progetto e per ora ci siamo riusciti.

 

Perché l’unione genitori italiani ha deciso di collaborare nell’organizzazione delle Convittiadi?

Dunque, noi siamo stati contattati dal professor Chiaravalloti dal momento che l’UGI prevalentemente aiuta ragazzi e bambini; quale contesto migliore? Credo che sia molto importante la credibilità della nostra associazione, visto che va avanti da 30 anni. Se non avessimo avuto una buona nomea non saremmo mai stati contattati e non avremmo avuto l’opportunità di collaborare con l’iniziativa. L’UGI partecipa a moltissime altre manifestazioni e quindi abbiamo accettato di buon grado l’invito a questo evento di giovani

 

Avete progetti in cantiere per impiegare i ricavati del banchetto dei lavori dei ragazzi delle medie?

Tutto fa! Noi partiamo dalla scatoletta di tonno alla macchina della risonanza magnetica, quindi tutto quello che noi riusciamo a ricavare lo utilizziamo al momento della necessità delle famiglie: si può trattare di banalità, che però per le famiglie sono davvero importanti! La cosa bella dell’UGI è che tutti i ricavati possono essere toccati con mano.

Francesco Ghigo, Annalisa Chiodetti

35160cookie-checkIntervista a Pino Rizza (UGI)