Bere un caffè è un investimento. Aspettare il pullman è un investimento. Dormire è un investimento. Ridere è un investimento. In poche parole, vivere è un investimento continuo. Di cosa? Del proprio tempo. Lui, il mitico kronos, il più grande patrimonio di ogni individuo. La nostra quotidianità (il fatto stesso che esista una quotidianità, in effetti) è indissolubilmente legata a lui e anche se raramente ne apprezziamo la poesia, inevitabilmente qualunque nostro gesto è un impiego del tempo che ci è concesso. Se debba essere una religione, una filosofia, una serie tv o una chiromante la consigliera delle nostre spese cronologiche, è una decisione personale. Ma quando mi sono ritrovata a fissare il foglio bianco del tema che avrei dovuto scrivere di lì a poche ore mi sono resa conto che chiunque, nel momento in cui interagisce con gli altri, ha la responsabilità (per quanto mi riguarda, il dovere) di non fargli perdere tempo di proposito.
Senza arrivare a dire che qualunque comunicazione fra persone per essere degna d’esistere debba contenere una massima filosofica ed ogni azione un gesto fondamentale alla realizzazione della pace nel mondo, basterebbe semplicemente che avesse una sua motivazione, una forza intrinseca che comunichi qualcosa, che smuova anche di poco il l’universo attorno a noi. Fissare un punto nel vuoto? Smuove i pensieri. Mettersi una minigonna? Attrae, crea un’immagine. Farsi una birra con gli amici? E’ un momento sociale. Ma costringere se stessi a scrivere di qualcosa sul quale non si ha nulla da dire o, ancora peggio, non si ha voglia di dire rientra nel catalogo delle perdite di tempo. E se quantomeno chi si sforzerà di buttare giù le dieci righe obbligatorie farà esercizio di buona scrittura, indubbiamente il lettore avrà buttato nel cestino il suo tempo. Personalmente all’affermazione “Non so cosa scrivere” dello studente disperato davanti ad un’insipida traccia di tema la mia risposta sarebbe: scrivi qualcosa che possa tornarmi utile, che pensi io debba sapere, un pensiero tuo, scrivi qualcosa di diverso o qualcosa che si è già sentito mille volte ma che ritieni importante, scrivi di qualcosa di inutile e donagli una poesia tutta sua ma scrivi perché hai intenzione di farlo! Scrivi tenendo a mente che quando io scorrerò le righe del tuo scritto, investirò parte del mio tempo nel farlo. Ecco, basterebbe l’intenzione, quella piccola forza che dà un senso. E se alla fine il tutto risulterà noioso a qualcuno, magnifico a qualcun altro e indifferente ad altri ancora, non sarà stata una perdita di tempo né leggerlo né scriverlo. Perché una forza creatrice darà origine a qualcosa di nuovo e il lettore, consapevole o no, avrà speso del tempo in qualcosa che lo cambierà, impercettibilmente o enormemente.
Qua si conclude il pensiero di un’alunna spiritualmente in lotta con i fogli bianchi che la fissano dal banco e con la pochissima voglia di riempirli ; nella speranza di non avervi annoiato ma con la certezza di aver scritto con uno scopo, i migliori auguri per la prossima stesura.
Eugenia Beccalli (5F)