“Io a questo non rispondo”

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NazirockNon si sa come mai, ma a vedere “Nazirock” : il contagio fascista tra i giovani italiani, film-documentario di Claudio Lazzaro del 2007, è un po’ come sporcarsi. Non lo sporco che si appiccica addosso quando si dà l’elemosina al vecchietto al semaforo o quando si passa al vicino di banco il compito di greco, o quello sorridente che si dimentica in fretta quando dici ai tuoi che sei a guardare “Grey’s Anatomy” da Roberta e invece sei avvinghiata al tuo ragazzo vestita solo di scarpe e calzini.
No. È lo sporco che fa sudare le mani ed impiastricciare la tastiera del computer. Lo sporco che distorce la faccia dallo schifo. Ma come diavolo è possibile ci sia ancora gente così, a piede libero? La scena è: campo di azione di Forza Nuova, Viterbo (dal 29 Settembre al 1 Ottobre), 2006. Una ragazza – una pischella di sedici anni che si dimena come un’anguilla in mezzo alla bolgia di strafatti – viene intervistata dal regista sui motivi per i quali si sia avvicinata al neofascismo. Districandosi a fatica nella selva selvaggia, aspra e forte di congiuntivi e periodi ipotetici, quando arriva la domanda: “E certi aspetti, anche piuttosto violenti, che caratterizzano questo tipo di azione politica [dell’estrema destra, ndr.] … quelli, come li vedi ?” la fanciulla, che tanto gentile e tanto onesta pare, abbassa quasi vergognosamente gli occhi al suolo e dice “A questo non rispondo”.
Ma come: non rispondo? Se non rispondi, tesoro, significa che tutto quello che hai detto fino adesso è aria fritta: se volevi articolare le tue belle tesi da medievale omofoba e xenofoba su argomentazioni fondate e convincenti, hai fallito miseramente. Significa che sei cosciente delle porcate di cui il nazifascismo (e non solo) si è macchiato e che voi esaltate in quella specie di sottocultura naziskinhead di cui fai parte, i cui ingredienti principali sembrano essere scolarizzazione a livello zero, molta superstizione, uso di residuati e rigurgiti di regime come reliquie di una religione rozza, pregiudizio ottuso ed ostinato, ricerca affannata di bandiera, stile, uniforme. E ricerca di gruppo, di esaltazione violenta, di urla, di forza bruta. Certo, basta sentirvi aprire bocca ed ascoltarvi singolarmente quando è il momento di comportarsi civilmente che perdete ogni tipo di credibilità (sempre che un gruppo di ex-galeotti imbottiti di ganja che schitarrano ed urlano a muzzo improperi contro omosessuali ed immigrati possa averla mai avuta).
Stessa storia il ragazzo che, come i suoi leader che si vedono in TV, nell’ultima parte del film nega la Shoah. C’è da chiedersi: ma sei andato a scuola, l’hai mai aperto un libro, ce l’hai Internet? Ma non ti vergogni? Non ti senti un fallito, una cacca di mosca? Non si tratta di “storiografia tradizionale” (perché questa gente, che avrà fatto, tipo, la terza media, ha la presunzione di affermare, senza per altro portare alcuna prova a riguardo ma limitandosi a ripetere a pappagallo, che la storia che si insegna a scuola è piena zeppa delle storture create a tavolino dai vincitori). Auschwitz non è un equivoco o una leggenda metropolitana, okay? I milioni di Ebrei morti di fame, di maltrattamenti o nelle camere a gas non erano gli stuntman di Mission Impossible che poi si rialzano e tornano a casa, okay? E poi, il detto ragazzo, con la più grande faccia di bronzo che si sia mai visto, dichiara con la stessa eloquenza di un pesce lesso dimostrata dalla fanciulla di poco prima che secondo lui – perché, noi sappiamo, lui è investito di una grande autorità – è materialmente impossibile che “ne abbiano fatti fuori così tanti”. Lui è scettico, a riguardo. Otto milioni? Ma va’. Cinque? Naah. Tre milioni? Troppi. Allora quanti, secondo lui ? Un milione.
MA SECONDO TE FA DIFFERENZA? Secondo te c’è differenza tra l’ammazzarne lucidamente e sistematicamente uno solo o sessantamila milioni di miliardi? Cacchio, che squallore. Morale. Etico. Mentale. Odio infondato e furia cieca che affondano le radici in un disagio profondo – quello esistenziale, inconscio, così intimo da avere l’odore metallico della carne e del sangue – in ragazze e ragazzi deboli, incapaci di trovare la forza di affrontare i veri problemi che affliggono loro stessi e la politica e che quindi si scagliano contro immigrati ed omosessuali. Ma perché, poi? Quale razza di diritto avete di interferire nella vita privata delle persone? Voi, che siete giovani, non vi sentite miliardari, anche se avete due lire in tasca, pensando che avete a vostra disposizione Chicago, il Giappone, l’Africa, Londra, l’India, la Tailandia o che so io, un mondo da scoprire, lingue da imparare, gente che non avete mai visto, da conoscere? Non sentite quella vampata di amore per la vita e per gli altri che certe volte fa saltellare su per i gradini della metro?
Siete tristi. Persone che poi, messe davanti dalle atrocità commesse dal regime che state cercando rozzamente di riportare in vita, dicono: “io a questo non rispondo”.

Sara Schiara (4B)

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