JUVENES TRANSLATORES
Silenzio. Tanta concentrazione. Gli unici rumori sono quelli delle pagine sfogliate di un dizionario (nemmeno troppo spesso) e lo scattare di una penna, nell’attesa che il modo di rendere le frasi si delinei nella mente.
Siamo a Torino, e i ragazzi del Convitto Nazionale Umberto I che partecipano al concorso Juvenes Translatores, traducendo spagnolo, inglese, tedesco, finlandese e francese sono solo cinque. In buona compagnia, però. 58 scuole in tutta Italia, e non solo. La stessa cosa avviene in contemporanea anche molto più lontano: studenti spagnoli, portoghesi, svedesi, ungheresi ( e chi più ne ha più ne metta) stanno torturando dizionari, cercando parole che il giorno prima ancora ricordavano o che non hanno mai visto prima.
Due le aule adibite alla traduzione qui nella nostra scuola. Nella prima? Concentrazione assoluta. Nella seconda? Brevissima pausa prima di ricominciare a dividere la mente in due, tra lingua madre e lingua da tradurre, procedimento faticoso perché a volte i termini sovvengono solo in un idioma o addirittura in nessuno dei precedenti, così si chiede consiglio al compagno d’avventura che però si ritrova nella stessa situazione solo con in testa un altro stato europeo.
Le iniziative di questo concorso sono molteplici; dalla promozione dell’apprendimento di altre lingue al tentativo di rendere consapevoli i cittadini europei di nuova generazione di quanto siano importanti le lingue e la capacità comunicativa al giorno d’oggi. Ci si trova di fronte ad una società in cui la sola conoscenza dell’inglese ormai non basta più e si è costretti ad aprire gli occhi e a rendersi conto che la realtà che ci circonda non si limita al quartiere in cui si vive o all’isolato in cui si trova la scuola, ma è molto più ampia e variegata, fatta di colori che si mescolano fino a confondere e di lingue che si sovrappongono fino a diventare un suono solo: silenzio e sfogliare di dizionari.
Nastassia Aldanese (4C)