Kiwi land

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Ci avevano avvisato di quale sarebbe stato il nostro percorso, un primo momento di adattamento superficiale, e poi, dopo un breve periodo di crisi, l’adattamento reale. Ed è difficile capire cosa questo voglia dire finché non arrivi qua e ti accorgi che la differenza dall’Italia non consiste solo nel paesaggio e nella lingua, ma c’è molto di più. La prima idea generale su questi kiwi che chiamano con lo stesso nome se stessi, un frutto e un animale, è che non vivono in un piccolo paese sperduto nel Pacifico, ma piuttosto su un pianeta a parte, un qualche posto che non ha seguito il nostro stesso percorso nell’evoluzione, dove non valgono le stesse regole che noi rispettiamo ogni giorno. Improvvisamente diviene difficile pensare che siano solo due giorni di viaggio che separano la Nuova Zelanda dall’Italia, che 20 ore di volo possano portarti così lontano. La frenetica vita odierna che noi viviamo ogni giorno, lo stress, le corse, i mille impegni quotidiani … Tutto ciò sembra essere qualcosa che in qualche modo non li ha raggiunti. Quando è stata l’ultima volta che ho sentito parlare di una coppia che tutte le mattine, prima di recarsi al lavoro, esce a fare un’oretta di passeggiata? O quando mai ho visto i miei genitori passare un intero fine settimana sdraiati su un divano con la televisione accesa a guardare programmi per bambini alzandosi solo per prendersi qualcosa da mettere in bocca all’ora di pranzo?  Il pensiero che la scuola che loro frequentano qua sia il corrispondente del liceo italiano è sconcertante, e non è solo perché ci sono molte più materie come cucito e intaglio del legno che matematica e letteratura, ma anche per il livello di queste ultime, basilare, l’impiego del cervello facoltativo. Tuttavia ciò non fa che rispecchiare quelle che sono le ambizioni dei ragazzi, che da grandi sognano di diventare commessi da Rip Curl, il negozio più “cool” della città. Il fatto di trovarsi così isolati dal mondo non ha sicuramente favorito il crearsi di una mentalità aperta, che spazi oltre l’immediatezza della realtà che li circonda. Alcuni di loro sembrano accorgersene e, nel tentativo di dare ai loro figli la possibilità di vedere qualcosa di diverso, quasi li forzano ad allontanarsi per un periodo da casa, nella speranza che un anno oltremare apra loro gli occhi su strade differenti da quella di sposare il ragazzo che frequentano dall’età di 15 anni e trovarsi un lavoro sufficiente a pagare un buon divano e la bolletta della TV. Non è facile inizialmente adattarsi alla lentezza con cui tutto si svolge, sembra ci sia qualcosa di sbagliato in questa calma, che sia innaturale. E mentre smetti di guardarli sconcertato quando li incontri in pieno inverno in città senza scarpe, o quando nell’intervallo si lanciano scarafaggi, ancora ti chiedi coma sia possibile che la loro vita sembri così facile, che possano vivere felici con così poco. E’ successivo il passo in cui inizi a capire che non per forza il loro modo di pensare è quello sbagliato, che il fatto di avere meno ambizioni, obiettivi più facilmente raggiungibili non è un demerito, e anzi in alcuni casi rende la tua vita estremamente più facile. Forse andando oltre le prime apparenze, c’è molto di più da imparare da loro di quanto non sembri, da questi kiwi che si direbbe l’oceano Pacifico abbia preservato dal perdere la capacità di accontentarsi con poco, il gusto di una vita semplice.

Michela Borgogno (4C)

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