La decrescita felice

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Il nostro pianeta sta cambiando. Possiamo accorgerci di questi sensibili cambiamenti anche solo guardando i termometri posti fuori dalle finestre o più semplicemente scrutando il cielo.

Il 2014, che ci siamo appena lasciati alle spalle, è stato secondo il parere il molti esperti l’anno in cui i termometri hanno registrato le temperature più elevate dal lontano 1891. Questo aumento delle temperature è dovuto in gran parte dall’effetto serra, fenomeno derivato dall’aumento di particelle di CO2 (anidrite carbonica) nell’atmosfera e che, con la sua struttura, impedisce ai raggi solari di essere assorbiti dall’atmosfera facendoli ritornare così sulla crosta terrestre che viene di conseguenza sottoposta ad un surriscaldamento climatico.

Il surriscaldamento climatico ha degli effetti negativi per lo sviluppo terrestre come la proliferazione di batteri, la cui diffusione è favorita dalle alte temperature,e l’innalzamento del livello marino conseguente alla fusione delle calotte glaciali.

Le fonti di energia presenti sul nostro pianeta stanno diminuendo in maniera esponenziale e si prevede che entro vent’anni scompariranno del tutto.

Per far fronte a queste problematiche a cui la terra è sottoposta, sono state enunciate diverse teorie tra le quali si distacca quella della “ decrescita felice”.

La teoria della “decrescita felice” è stata enunciata per la prima volta nel libro “ Breve trattato sulla decrescita serena” di Serge Latouche, filosofo ed economista, famoso per i suoi viaggi intorno al globo durante i quali ha notato che i paesi che presentano un PIL ( prodotto interno lordo) più basso hanno però un FIL ( felicità interna lorda) più alta.

La “ decrescita felice” prevede di eliminare la produzione industriale di prodotti superflui allo sviluppo umano e di produrre solo il minimo necessario al fabbisogno della popolazione riducendo così le emissioni industriali di gas serra che vanno ad aumentare la quantità di CO2 nell’aria.

Altro aspetto molto importante della teoria di Latouche è che quest’ultima si oppone alla globalizzazione incentivando la rilocalizzazione, un principio che riconosce l’importanza della produzione a livello locale favorendo così il rilancio delle industrie locali e un rapporto diretto fra il compratore ed il venditore di prodotti a KM 0.

Grazie alla teoria di Latouche, si potrebbero registrare un netto miglioramento del benessere comune e un consistente risparmio energetico.

La tesi della “decrescita felice” è stata da molti esperti criticata in quanto rischierebbe di creare un regime totalitario e porrebbe ideali totalmente differenti da quelli della cultura occidentale ormai divenuta capitalista.

Io sinceramente penso che il movimento della “decrescita felice” possa rappresentare una soluzione ai problemi climatici ed economici a cui ora noi siamo soggetti ma che sia, tuttavia, di difficile applicazione nella realtà.

Ho però inoltre notato che, momentaneamente, le fonti di energia rinnovabili citate nel libro di Latouche non producono abbastanza energia per soddisfare il fabbisogno energetico della popolazione e che sono molto costose.

Credo che se venissero risolti alcuni problemi legati alla decrescita felice quest’ultima possa rappresentare una via di salvezza per il nostro pianeta.

Alessandro Chiara (2F)

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