La felicità

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Nel suo “Zibaldone di pensieri” Giacomo Leopardi scrisse: il vivente si ama senza limite nessuno, e non cessa mai di amarsi.

Ciò significa che il desiderio, al contrario della vita, è illimitato e che quindi l’uomo passerà tutta la sua esistenza rincorrendo una felicità che non raggiungerà mai. Parlo di quella vera, di quella che ti fa sentire in pace con te stesso e con il mondo; no, non mi riferisco a quella che ti sfiora e se ne va prima che te accorga. Per esempio, quante volte capita di aspettare con ansia il sabato, giorno del riposo tanto atteso? Quando, finalmente, il sabato è arrivato, siamo felici, abbiamo una marea di compiti, ma non ci pensiamo, viviamo alla giornata e siamo in estasi per la libertà. E quando il sabato è passato, in un attimo, ci ritroviamo a dover studiare e a ricominciare a desiderare che arrivi presto sabato. Bene, questo non si può definire felicità, è più che altro un circolo vizioso, un “sabato del villaggio” leopardiano, ci regala benessere, semplice attimo di gioia.

Attimo.

Quindi, cos’è la felicità?

In fondo Leopardi potrebbe non avere tutti i torti con il suo pessimismo cosmico. Magari è vero che la felicità non esiste. Riflettendoci, la tesi mi convince sempre di più. Riflettendoci, persino quando crediamo di averla raggiunta c’è  già dentro di noi un altro desiderio. È come una partita alla roulette di un casinò. Vinciamo la prima volta, siamo, per così dire, felici, ma, pensandoci bene, non ci basta, vogliamo di più e la presunta felicità, conquistata poco prima, se n’è già andata.

Forse esiste una persona che sia convinta di averla raggiunta, anche se… non l’ho ancora incontrata. Attorno a me vedo solo corridori che percorrono una pista dei 100m cosparsa di innumerevoli ostacoli, sempre più alti. Io stessa corro e dopo un ostacolo ne voglio un altro, poi un altro e poi un altro ancora.

Quindi, cos’è la felicità?

 

                                                         Elena Plutino (4D)

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