Fin dalla rivoluzione comunista del ’49, la Repubblica Popolare Cinese ha sempre tentato di instaurare una pesante censura nei confronti di giornali, radio, televisioni e, più generalmente, controllando e bloccando tutti i mass media.
Negli ultimi anni Internet si è sviluppato moltissimo arrivando nei paesi dell’occidente industrializzato a superare i mercati delle comunicazioni più progrediti nell’ambito dei ricavi pubblicitari; blog, forum, Internet news ed Internet-TV permettono oggigiorno una maggiore pluralità d’informazione, aumentando giornalmente l’afflusso di notizie.
Insieme alle grandi multinazionali euro-americane, la globalizzazione ha portato anche Internet all’ombra della muraglia. La Cina però è un paese pieno di contraddizioni: è infatti l’unico a coniugare un sistema economico e di mercato capitalista, proprio dei paesi occidentali, ad un sistema politico di stampo comunista sovietico. Allo stesso modo la Cina ha imposto ad Internet una pesante censura non dissimile da quella applicata nei confronti degli altri mezzi di comunicazione di massa. Le multinazionali dell’occidente non solo hanno continuato ad investire in Cina, ma hanno appoggiato deliberatamente il regime.
È di ieri la notizia che Google ha smesso di appoggiare la censura cinese, dirottando il proprio sito in lingua cinese sulla città di Hong Kong. Internet è strumento di libertà: solo grazie alla rete, a Twitter ci sono arrivate notizie riguardo alle recenti vicende iraniane. È una luce che inizia ad illuminare le tenebre, ma è pur sempre solo una luce.
Valerio Pace (1D)