Il mio nome è Mia. Ho quindici anni e sono grassa. No, non sono di quelle che dicono di essere grasse sapendo che verranno contraddette. Io lo sono per davvero: una dolce, cicciottella ragazza di quindici anni. E ciò mi starebbe anche bene, ma il mondo in cui vivo non è che lo accetti tanto; entro nei negozi e mi vergogno nel cercare sempre maglie e jeans giganteschi (e di conseguenza anche orribili) mentre le mie amiche comprano vestiti carini e minigonne, maglie da urlo e tacchi. Io farei semplicemente ridere.
Poi ovunque mi volti ci sono ragazze magrissime e stupende: in TV, alle sfilate, sulle riviste, ma anche per strada o nel tuo palazzo oppure ancora nella tua classe. Sono tutte semplicemente meravigliose, bellissime, perfette fino all’ultimo particolare e senza neanche un capello fuori posto. Mentre quando vedo il mio riflesso in una vetrina vedo una coda di cavallo su una faccia piena di brufoli e tanta tanta tanta ciccia coperta alla bene e meglio da un felpone e un paio di jeans slavati: questa sono io. Inutile dirlo, non ho l’ombra di un ragazzo che mi guarda. Ma che dico guarda, forse i ragazzi neanche mi vedono!
Il mio nome è Mia. Ho sedici anni (e sette mesi) e per la prima volta mi sono innamorata. Lui viene in classe con me ed è molto dolce e simpatico. Certo, non è il più carino della scuola, ma, nonostante ciò, so che così come sono non mi vorrà mai. Si dice che non bisogna “giudicare un libro dalla copertina”, ma capisco che “anche l’occhio vuole la sua parte”. E allora decido di impegnarmi: inizio una dieta rigida che non fa miracoli, ma butto giù un po’ di pancetta, mi trucco e sistemo bene i capelli, mi vesto più femminilmente e, contro ogni aspettativa, ce la faccio! Andiamo in gita e dopo una serata insieme siamo ad un passo dal bacio! Ma che dico “a un passo”! Ad un millimetro! Non sto a disquisire sul fatto che le nostre labbra si siano vagamente sfiorate, il bacio non c’è stato: nulla da fare. Al mattino si finge che non sia successo nulla ed amici come prima.
Il mio nome è Mia. Ho sedici anni (e otto mesi) e il ragazzo di cui sono ancora follemente cotta si è fidanzato. Sono una ragazza abbastanza razionale (o forse, più semplicemente, mi illudo di esserlo): il mio primo pensiero è che sono cose che succedono. Non posso certo pretendere di poter piacere a chiunque, capisco perfettamente che ognuno abbia gusti diversi.
Però lei è la mia migliore amica.
Il mio nome è Mia. Ho sedici anni (e nove mesi). Per la prima volta in tutta la mia vita sono andata in bagno e ho vomitato il pranzo. E poi la cena. E poi di nuovo il pranzo. E ancora la cena.
Il mio nome è Mia. Ho diciannove anni e soffro di buliMia. Per tutto questo tempo ho continuato una seconda vita in cui il mio migliore amico era il water. Ho pensato che fare uscire tutto quel cibo portasse via anche ogni dubbio, ogni preoccupazione, ogni delusione o tristezza. M’illudevo che il problema fosse davvero come mi vedevano gli altri, ma in realtà sono io stessa il giudice più severo, lo sguardo più critico. Ora non sono più grassa come una volta, ma l’immagine che vedo passando davanti alle vetrine è sempre la stessa orribile ragazza. Ero davvero convinta che modificando il mio corpo sarei piaciuta di più ai ragazzi, ma invece che con un fidanzato a San Valentino ero all’ospedale per le solite visite di controllo. Invece che farmi regalare cioccolatini, tremavo davanti a quel numero sulla bilancia che ormai condiziona ogni mio pensiero. E invece di aver qualcuno che mi ama, odio me stessa.
Il mio nome è Mia e se hai davvero letto e capito ciò che ho scritto, ti prego, non diventare come me.
Mia