“Il mestiere del giornalista fa passare metà della propria vita a parlare di ciò che non si conosce e l’altra metà a tacere di ciò che si sa” Anonimo.
La prima cosa che ho pensato il giorno dell’inizio del caso di Sarah è stata “Oddio, di nuovo”. Vorrei poter dire che già prevedevo cosa sarebbe accaduto di lì a pochissimo tempo. E, invece, pensavo a quanto l’essere umano sembri essere, ultimamente, sempre più violento nei confronti del suo prossimo. Ora mi rendo conto che ad essere violenta è l’informazione, non chi ne fa parte. Non esistono più gli articoli di politica moderna. Nessuno in giro sa esattamente cosa abbia deciso di fare Obama con i soldati in Medio Oriente. Molti sono convinti che neppure ci siano guerre in questo momento. Non si sa chi sia il presidente della Camera. Se lo si conosce, nessuno sa che cosa rappresenti. Ma si provi a domandare ad un qualunque passante cosa ne pensa di Michele Misseri ed egli comincerà a parlare per non fermarsi più. Non dico che si tratti di una notizia poco importante, che a nessuno interessi. Dico solo che Sarah stessa si rivolterebbe nella tomba se potesse sapere che la sua morte è diventata più famosa di quella di Aldo Moro. Dico che non sarebbe male poter, per una volta, leggere una notizia che non riguardi il Papa, Berlusconi o l’ultimo corpo ritrovato in un fosso. Dico che se ci fossero più notizie e meno caccia allo scoop, avremmo un’Italia migliore. O, almeno, un’Italia informata.
Carlotta Pavese (2D)