La stazione

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La stazioneVestiti colmi di persone vagano, freneticamente, per il luogo dell’abbandono. Esseri che vanno e che vengono, troppo pensierosi per ricordare come si osserva, per ricordare che c’è sempre qualcosa da osservare.
Ed io, vedo un uomo seduto al pianoforte. Note delicate volteggiano nell’aria lasciando una scia di colore in quel luogo che un colore non lo ha. Le dita danzano su una pista di alti e di bassi, di bianco e di nero, come la vita di ogni essere vivente.
Tristi sorrisi spiccano sui volti dei passanti, la melodia della calma ricorda loro un mondo lontano, lontano da quello in cui vivono, il mondo della fretta, del bianco e nero, troppo serio per la follia.
Fuori da qui splende il sole, ma i suoi raggi non arrivano a scaldare i cuori di coloro che stanno spendendo le loro vite in modo tanto ordinario da essere numeri, anziché nomi, all’interno della società.
Vedo una ragazza fra le tante persone, la sciarpa viola e verde petrolio rimanda, coi suoi disegni arabeggianti, alla gioia esotica che anche lei, nonostante i tratti tipici del posto, lascia trasparire in ogni gesto, parola o sorriso. Lei è la spontaneità che nella progressione si è persa, lei sa pensare l’impensabile e realizzarlo. Ecco una nota di felicità nel grigio della routine.
Ed io, che osservo ciò che mi passa davanti, osservo e cerco di leggere il mondo, noto anche la paura degli uni dovuta a quella negli occhi degli altri, osservo esseri umani terrorizzati dal futuro tanto da doverlo pianificare nei minimi dettagli, senza spazio nemmeno per respirare, esagerando, nemmeno per pensare. Ma l’umanità non va privata di questo, non va negata a nessuno né la bellezza né tantomeno l’altezza del tutto. Ogni vita dovrebbe essere libera di scoprire, di viaggiare, di conoscere e, nel farlo, crescere, come un gabbiano che sin da nascituro vede il mare e che, spinto dall’istinto, vuole volare lontano facendo propria la vastità che è l’oceano, in libertà.
Ed io, attimo fuggente in questa terra, ho come unico proposito di imparare a vivere, vivendo.

Nicole Lomuscio

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