“Parlare è una necessità, ascoltare è un’arte.”
-Goethe
Tante le parole che scorrono, vagano, entrano nelle orecchie ma non si attaccano, rigirano, falliscono e offese spariscono nell’oblio. Tanti i dialoghi che tristemente diventano monologhi, inutili versi di chi cerca conferma anziché confronto. Tanti che parlano, pochi che discutono. Troppi quelli che sentono, troppo pochi quelli che ascoltano.
Sembra quasi un controsenso, un’ironia amara che la comunicazione sia ancora un immenso dilemma, nonostante lo sviluppo incredibile delle tecnologie. Possiamo mandare messaggi a chi si trova dall’altra parte del mondo in un attimo; riusciamo a inviare file a degli scienziati orbitanti intorno alla Terra ed in pochi secondi riceviamo una risposta; siamo capaci di tutto questo e molto più, ma non abbiamo ancora imparato ad ascoltare chi ci sta di fronte. Un problema che si riscontra nelle piccole comunità, come in un gruppo classe o in un ufficio lavorativo, ma anche su scala mondiale, con conseguenze molto più gravi che sfociano – nel peggiore dei casi – in guerre e conflitti armati.
Cos’è che ci rende predisposti all’ascolto? Innanzitutto prima di iniziare una conversazione dovremmo liberare la mente da tutti i tipi di pregiudizi che potrebbero influenzare la nostra attenzione. “Non c’è peggior maleducato di chi inizia a parlare prima che il suo interlocutore abbia terminato“, recita un proverbio orientale. Molto spesso infatti siamo portati a recepire solo ciò che vogliamo sentire, filtrandolo attraverso paure, desideri, punti di vista, pronti a condannare e a giudicare ancor prima che le parole dell’altro ci giungano all’orecchio. Tutto ciò porta a cercare di trovare le parole con le quali rispondere all’altro prima che quest’ultimo abbia terminato, bloccando così il confronto: se tutti vogliamo parlare nello stesso momento senza sentire ragioni, non ci sarà più un dialogo vero e proprio, ma solamente una serie di monologhi che si sovrappongono. Questo è ciò che scrive Italo Calvino a riguardo: “Il problema è capirsi. Oppure nessuno può capire nessuno: ogni merlo crede d’aver messo nel fischio un significato fondamentale per lui, ma che solo lui intende; l’altro gli ribatte qualcosa che non ha relazione con quello che lui ha detto; è un dialogo tra sordi, una conversazione senza né capo né coda. Ma i dialoghi umani sono forse qualcosa di diverso?”
La difficoltà di saper ascoltare è proprio qui: riuscire a mettere da parte noi stessi, prestare attenzione al nostro interlocutore così da creare un clima di fiducia, grazie al quale si senta libero di esprimere le proprie emozioni. In fondo, “un grande ego ha piccole orecchie”.
Ma non solo. Un vero ascoltatore conosce l’empatia. Non si riesce a capire davvero un’altra persona se non ci si mette nei suoi panni, se non si prova a capire come si sente e cosa vuole provare a dirci. La capacità di assumere la prospettiva dell’altro ci permette di superare il nostro abituale egocentrismo e di recepire a fondo i messaggi che ci stanno arrivando. Il cervello però non si ferma a captare le onde sonore e a trasformarle in un linguaggio comprensibile in modo tale che possa capirle e interpretarle: in un dialogo dove l’empatia è il protagonista indiscusso contano anche l’atteggiamento, i movimenti del corpo, il tono della voce e lo sguardo. Molto interessante il pensiero di Jiddu Krishnamurti, filosofo apolide di origine indiana: “Così quando stai ascoltando qualcuno, completamente, attentamente, allora stai ascoltando non solo le parole ma anche la sensazione di ciò che viene trasmesso, tutto l’insieme, non solo una parte di esso.”
Un confronto è sempre una ricca e proficua esperienza: si possono imparare nuovi aspetti di noi stessi, migliorare i nostri rapporti con gli altri, acquisire nuovi punti di vista, arricchire il nostro bagaglio di informazioni, scoprire nuovi orizzonti. Il dialogo non è solo uno scambio di parole, ma è il punto di partenza di ogni relazione, la parte più importante delle comunità in cui tutti viviamo, l’elemento cardine per vivere in armonia nella nostra complessa e – purtroppo – spesso egocentrica società.
“Il coraggio è quello che serve per alzarsi e parlare, il coraggio è anche quello che serve per sedersi e ascoltare.”-Winston Churchill
Elisa Buglione-Ceresa