Si prova, si cerca di studiare, si tenta di decifrare la consegna di una importante ed impegnativa relazione data dal prof. con quell’aria di sufficienza, mentre alla nostre suppliche risponde sempre con la solita frase: “Vi do solo due esercizietti facili facili”. Mah, forse spera ancora di prendere in giro uno sfrontato gruppo di giovani, forse qualcuno dovrebbe tentare di fargli comprendere che è in errore.
Comunque il pomeriggio si passa sempre così, si inizia aprendo i libri, pieni di buoni propositi, ma poi la voglia inizia a svanire, si perde insieme agli esercizi o i fogli pieni di termini da assimilare e poi si arriva all’intervallo; i minuti si susseguono, mentre le pagine rimangono immobili, poggiate su quel banco ormai abbandonato e che ha perso tutto l’interesse iniziale.
Ci si guarda intorno, si vedono i compagni che ormai hanno abbandonato il campo di battaglia, ci si guarda complici e si fa gruppo iniziando a discorrere dell’una o dell’altra cosa e il tempo continua a scorrere. Si va una volta in fino in bagno, casualmente cercando sempre di percorrere la via più lunga, e molto lentamente. Si arriva alle sei.
Questo è un normale pomeriggio, questo è l’esempio dell’arte più famosa in ambito scolastico: l’arte del temporeggiare.
Aimar Domiziana (2B)