“Arte, storia, cultura come nostro patrimonio nazionale: in che modo recuperarlo, conservarlo e valorizzarlo” questo l’ambizioso compito assegnato a una delle commissioni i cui lavori si sono tenuti nell’ambito del Convegno Interregionale della Stampa Studentesca svoltosi al Politecnico di Torino il 6 marzo scorso.
Nel corso dei lavori ragazzi e insegnanti si sono confrontati su tale argomento ed è emerso che lo studio dell’arte e la riscoperta delle piccole realtà locali sta diventando un fenomeno di “nicchia” mentre la spettacolarizzazione dell’arte come divulgazione di massa, di tipo temporaneo ed itinerante con il solo scopo di farla diventare profittevole sta assumendo le dimensioni di un fenomeno economico e, se vogliamo, sociale molto importante.
Sul territorio italiano si trovano i due terzi del patrimonio artistico mondiale, la gestione di questa enorme risorsa purtroppo non è adeguata alla sua importanza artistica e al potenziale di sviluppo economico, infatti non di rado accade che opere d’arte siano più conosciute all’estero che non in Italia.
Affinché il patrimonio artistico sia adeguatamente protetto e valorizzato occorrerebbero il concorso delle istituzioni e la consapevolizzazione della popolazione per creare le condizioni ambientali adeguate al rispetto e al mantenimento delle opere e dell’ambiente che le circonda.
Lo stato museale italiano, nonostante qualche eccellenza, è ancora legato, quando esiste la possibilità di visitarlo, a vecchi standard espositivi: opere d’arte di valore sono esposte in teche polverose senza adeguate spiegazioni al pubblico, men che meno in qualche lingua straniera, i sotterranei dei nostri musei sono zeppi di materiali che farebbero la felicità di qualsiasi museo al di fuori del nostro Paese, i progetti di sviluppo spesso sono bloccati dall’endemica mancanza di fondi e i pochi disponibili sono utilizzati per stipendiare guide o custodi a volte completamente indifferenti ai loro compiti. Manca una politica nazionale di valorizzazione del patrimonio che potrebbe dare importanti sviluppi anche per l’occupazione giovanile. Con tutti questi beni le attività che potrebbero nascere sono numerosissime però nessuno sembra troppo interessato ad avviarle lasciando così, nella maggior parte dei casi, tali opere abbandonate a se stesse prive di un adeguato restauro e destinate, dunque, a rimanere nell’ombra.
Ciò detto sembrerebbe che negli ultimi anni non ci siano state iniziative, cosa non sempre vera in quanto, soprattutto a livello locale, delle proposte ci sono state e tra queste possiamo ricordate “Adotta un monumento” oppure i gruppi di giovani volontari cha fanno da guida all’interno di musei o in giro tra i monumenti.
Questo sono state le istanze emerse nel corso del dibattito che, a causa del limitato tempo a disposizione e soprattutto dalla complessità dell’argomento, non hanno fornito una conclusione univoca e compiuta.
Carlotta Monge (3C)