Le donne, l’amore e la natura nel Medioevo

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“Il nostro amore è

 come il ramo del biancospino

 che intirizzisce sull’albero,

 la notte, nella pioggia e nel gelo

 fino all’indomani, quando il sole si diffonde

 attraverso il verde fogliame sul ramoscello”

Questi versi presi dalla canzone Per la dolcezza della nuova stagione di Guglielmo IX d’Aquitania racchiudono tre argomenti che  mi hanno colpito moltissimo: le donne, l’amore e la natura nel Medioevo.

 

Il primo tema di cui vorrei trattare è l’amore.

 

Il rapporto tra due persone che si amano è paragonato, nella lirica provenzale, al rapporto tra vassallo e signore feudale; un esempio si trova in alcuni versi della canzone  Per la dolcezza della nuova stagione di Guglielmo IX d’Aquitania che ho qui riportato:

“[…]e io non oso farmi avanti

 finché non sono sicuro

 che il patto é così come lo voglio[…]”

 

Le persone di quell’epoca credevano che l’amore potesse esistere solo tra amanti. Andrea Cappellano difende molto bene questa idea spiegando che il desiderio non può esserci tra due persone sposate perchè sono legate da un patto legale mentre due persone innamorate ma non sposate “si scambiano gratis ogni piacere senza nessun tipo di costrizione”.

 

“L’amore è una passione naturale che procede per visione e per incessante pensiero di persona                                           dell’altro sesso, per cui si desidera soprattutto godere dell’amplesso dell’altro, e nell’amplesso realizzare in maniera concorde tutti i precetti d’amore”; questa frase riassume il modo, secondo Andrea Cappellano, in cui Amore costituisce le sue radici nelle persone.

 

Chrétien de Troyes smentisce l’opinione di Andrea Cappellano in alcune sue opere. Per esempio in Cligés la protagonista, Fenice, promessa sposa di Alis, imperatore d’Oriente, riesce, dopo diverse peripezie, a sposarsi con Cligés, di cui si era innamorata. Con questo poema Chrétien de Troyes vuole spiegare che l’amore può esistere anche tra persone sposate.

 

Un esempio di amore tra amanti si trova anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri nel canto V dell’Inferno ed é quello tra Paolo e Francesca che sono uniti da un legame di affetto così forte da non volersi dividere neanche nell’Inferno. Ho riportato qui di seguito alcuni versi del canto V dell’Inferno che mi hanno colpito.

“[…]Amor, ch’al cuor gentil ratto s’apprende

 prese costui de la bella persona

 che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

 Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

 mi perse del costui piacer sì forte,

 che, come vedi, ancor non m’abbandona.

 Amor condusse noi ad una morte […].”

In questi versi si può osservare la personificazione dell’amore tipica dell’amor cortese.

 

Il secondo argomento di cui voglio parlare è la natura.

“Molto mi piace la lieta stagione di primavera

 che fa spuntar foglie e fiori,

 e mi piace quand’odo la festa

 degli uccelli che fan risuonare

 il loro canto pel bosco,[…]”

Questi sono versi del componimento Molto mi piace la lieta stagione di primavera di Bertran de Born. In realtà in questo componimento la primavera viene rappresentata come simbolo delle guerre che iniziavano proprio in quella stagione e quindi non è l’immagine della natura tipica dell’amor cortese; però ho voluto riportare questi versi perché viene descritto bene questo periodo dell’anno e perché Bertran de Born porta un’ innovazione nel campo della letteratura medievale.

 

Jaufré Rudel in questi versi, presi dalla composizione Quando son lunghe le giornate a maggio, invece si serve della natura per descrivere la donna da  lui amata.

“Quando son lunghe le giornate a maggio,

 mi piace dolce canto di uccelli di lontano,

 e quando me ne sono dipartito

 mi rimembro un amore di lontano.[…]”

 

Il terzo argomento di cui vorrei trattare è la donna nel Medioevo.

Le dame erano coloro che venivano amate , spesso segretamente, da un cavaliere.

Spesso nei romanzi cortesi gli autori parlano del loro amore verso una donna, quasi sempre sposata, e del loro desiderio di “possederla”.

Vorrei riportare alcuni versi del Tristano e Isotta di Thomas:

“[…]Oramai non ho più motivo

 di vivere. La morte per amore

 hai avuto in dono ed ora ti seguo

 per tenerezza.[…]

 Ti parlo con dolcezza, caro, dolce

 amico, dell’amore, della gioia

 lontana[…].

 Se con te non ho la vita

 insieme a te la morte posso avere!

 La morte mi consola del dolore.

 La vita per amore hai perso ed ora

 perdo la vita per amore. Sono

 fedele nella morte come sono

 stata fedele nell’amore, sempre.

 Io ti sarò vicina!”

In questo passo che ho riportato parla Isotta la Bionda, disperata per la morte del suo unico amore, Tristano. Questi versi mi hanno molto colpito per l’intensità e la sofferenza che trasmettono.

Inoltre si introduce anche il tema della fedeltà tra amanti. Ma non sono solo i cavalieri a scrivere dell’amore che li lega ad una donna: infetti la Contessa di Dia, nella lirica Sono stata in grande angoscia racconta il desiderio di “possedere” un cavaliere di cui si è innamorata.

Due donne importanti di cui si deve parlare sono Eleonora d’Aquitania, che commissionò le opere di Chrétien de Troyes tra cui anche la rivisitazione di Tristano e Isotta, e Maria di Champagne a sua volta committente di diverse opere importanti.

E dire che io avevo  sempre pensato che le donne nel Medioevo fossero sfruttate e sottomesse.

 

Silvia Sartori (3F)

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