Un problema ancora molto diffuso nei Paesi del Terzo Mondo è quello delle mine anti-uomo, ordigni che non esplodono quando vengono disseminati, ma sono azionati da un congegno che li attiva quando vengono calpestati o raccolti.
Sono usate prevalentemente nelle guerre per rendere inaccessibili dei luoghi, per spaventare la popolazione o per renderla mutilata e incapace di continuare a combattere.
Le mine anti-uomo sono state definite un’arma di distruzione di massa ad azione lenta, perché non hanno un bersaglio, ma giacciono sul terreno finché un bambino o un uomo non le calpesterà o le raccoglierà.
Al mondo esistono centinaia di tipi diversi di mine; alcune di queste sono descritte nel libro “Pappagalli verdi” di Gino Strada.
Gino Strada è un medico di guerra e uno dei fondatori di Emergency; nel suo libro racconta le sue esperienze nei Paesi del Terzo Mondo dove ha lavorato.
Tra le mine descritte ce n’è una che mi ha colpito particolarmente, quella da cui Strada ha preso spunto per il titolo del suo libro “Pappagalli verdi”.
Questa mina, di fabbricazione russa, è diversa dalle altre perché, prima di esplodere, deve essere maneggiata. Il nome ‘pappagallo verde’ le è stato attribuito a causa della sua speciale forma. È formata da un pezzo di metallo rigido a cui sono attaccate due asticelle, che fungono da ali per far atterrare lentamente la mina dopo la disseminazione con gli aerei.
Queste mine di solito sono raccolte dai bambini, che non sapendo che sono pericolose, le toccano e le usano come giochi. Quando le mine esplodono i bambini non hanno il tempo di scappare e quasi sempre vengono feriti gravemente o, nei casi più gravi, muoiono.
Per cercare di risolvere questo problema molti Paesi hanno aderito alla convenzione di Ottawa del 1997, che ha stabilito di non costruire più mine anti-uomo. Tra i firmatari ci sono l’Italia, la Francia e la Germania.
Purtroppo moltissimi Paesi continuano a fabbricare le mine anti-uomo, tra cui le potenze più forti: gli Stati Uniti, la Cina e la Russia.
Secondo me tutti i Paesi dovrebbero aderire alla convenzione e soprattutto le maggiori potenze dovrebbero smettere di produrre le mine.
Sono consapevole del fatto che non si possa cambiare la situazione così velocemente e perciò bisogna fare un passo alla volta; il primo passo, a mio parere, è quello di far sapere a tutti cosa sono le mine e che cosa causano e di non voltare la testa dall’altra parte come siamo soliti fare.
Beatrice Ferrò (1C)