Una rabbia verso l’autore. Perchè ha deciso di parlare mettendo in pericolo se stesso e tanta altra gente. Perchè ha deciso di dare voce ad un silenzio intoccabile e perchè ha deciso di combattere una battaglia già persa.
Non saranno di certo lui e le sue belle, grandi parole a salvarci.
Perchè ti costringe a pensare, ad avvilirti.
Ti provoca dicendo che devi sapere.
Senza pensare che magari tu non vorresti sapere.
Dice che sapere è l’unica necessità da avere per vivere, ma non meglio, consapevoli.
Senza pensare che forse, certe volte, è meglio non essere consapevoli.
Una rabbia verso voi stessi che leggerete questo libro sulla spiaggia o in casa, sulla poltrona.
Voi che una volta chiuso uscirete con un amico andando in gelateria. Voi che farete l’aria grave e pesante quando direte che state leggendo Gomorra. Voi che assumerete un viso pensieroso e scuro, dicendo che è davvero un libro importante. Finirete poi il tutto con un commento sulla società e su voi stessi facendovi sembrare profondi e sensibili.
La rabbia più ovvia: quella verso ciò che c’è scritto sul quel libro. La rabbia più vecchia ed elementare, quella contro le ingiustizie e le persone che le compiono.
La stessa rabbia che compariva quando il tuo amico ti rubava la merenda.
La rabbia che non ha risposta ma solo riflessione, che non ha senso ma che viene sempre imposta gratuitamente da noi e dagli altri.
E poi la rabbia più ipocrita che esista.
Quella verso coloro che non sanno.
Bruciate quei libri di poesie smielate.
Non perdete tempo a leggere idiozie di donne che si innamorano con sentimenti travolgenti, di chi non sa scegliere tra piaceri umani e moralità celesti, di chi non sa come vivere, di chi soffre, di chi ama, di chi guarda l’orizzonte soleggiato, di chi viaggia, di chi sogna, di chi piange, di chi entra in mondi paralleli e pieni di fantasia, di chi è orgoglioso e di chi ha pregiudizio, di chi trova bella la vita e raggiante il futuro.
Smettetela di discutere sul senso dello scrivere, del leggere, delle cose, dell’amore, dell’arte.
Smettetela di parlare di libri di fantasia o d’amore, di sentimenti e magoni travolgenti che vi pigliano appena entrate in libreria o quando aprite un libro, delle ore passate a piangere su poesie commoventi, dei profumi delle pagine…
Volete emozionarvi?
Volete conoscere meglio voi stessi attraverso i libri?
Volete dare una risposta a tutte le domande, leggendo?
Volete scrivere per capire perchè vivere?
Volete leggere per capire come vivere?
Non ci possiamo permettere questo lusso. Per niente.
Leggendo Roberto Saviano non ci possiamo assolutamente permettere di stare seduti a pensare.
Dobbiamo tornare noi stessi, come lo eravamo tanto tempo fa, animali che combattono .
Saviano sa e soffre, si tormenta e per placare le sue notti, ha deciso di parlare.
La sua voce lo ha ripagato con notti ancora più insonni di prima, dove la paura di perdere la propria vita accompagna la rabbia delle ingiustizie.
La sua voce è una pistola contro le pistole della camorra. La sua voce è un pugno più forte di quello di qualsiasi combattente.
Lui ha creato dentro di ognuno di voi un mulino dipinto di nero che gira e rigira e che porta in voi sempre più acqua, acqua nera, che in modo continuo e circolare ruota dentro la vostra anima.
E’ un piccolo mulino che porterà sempre più acqua, sempre più acqua, facendovi diventare sempre più rabbiosi. Forse in alcuni il mulino gira piano, in alcuni gira fortissimo; ad alcuni ha fatto piangere ed urlare.
Noi dobbiamo parlare e dobbiamo prendere a pugni con la nostra voce coloro che vogliono il silenzio.
Dobbiamo combattere, non solo sapere. Combattere perché Saviano ha deciso di “uccidersi”; perché se continua così non sarà un problema il “se” , ma il “quando”.
Noi dobbiamo ascoltare. Ascoltare la sua voce che ci porta in un abisso torbido e affascinante, del quale non si può accettare l’esistenza.
Come può un pezzo di carta essere così potente e frustrante?
Come può un giovane ragazzo di 30 anni scrivere un libro così brutale e pieno di orrori, andando in contro alla morte pur di farci sapere e pur di creare anche in noi un mulino nero?
Un mulino nero che gira, gira, gira e rigira?
Altro che poesie astratte costruite sull’aria; altro che libri emozionanti che raccontano di sentimenti indescrivibili e di pensieri intangibili.
Cosa fate ancora lì, a leggere Dickinson, Carroll e Tolkien?
Cosa serve leggere d’amore o di fantasia, quando c’è Roberto Saviano che è già morto?
Cosa fate seduti ad un tavolino a parlare dei libri? Non vi vergognate?
Che senso ha leggere opere umoristiche? Sentimentali? Fantastiche? Horror? Classiche?
Cosa state facendo?
Dovete leggere Levi, Saviano.
Dovete sapere. Dovete esasperarvi come si è esasperato proprio lui.
Dovete tendere la vostra mente lontano nel cielo come un grandissimo elastico.
Non esiste la lettura per il piacere. Nemmeno per la conoscenza.
Esiste la lettura che vi farà diventare uomini.
Non è un post provocatorio, anche se lo sembra.
Il mio desiderio è quello di farvi comprendere che leggere libri è meraviglioso, ma non è tutto.
Ammirate le bellezze della vita, scrivete, discutete sui libri e sul mondo.
Emozionatevi, amate i libri, parlate con loro e fatevi accompagnare da loro.
Affidatevi alle loro parole, alle loro poesie e sarà come lasciarvi cadere all’indietro tra le braccia di qualcuno che amate o che ancora dovete tanto amare.
Ma siate consapevoli che questo è sbagliato.
Sbagliato perchè poi incontrerete Roberto Saviano e vi sentirete tremendamente in colpa di aver perso così tanto tempo a leggere libri.
Incontrerete il dolore dello scrittore, la rabbia repressa, l’omertà frustrante, l’impossibilità nel fare qualcosa.
Sarete incapaci, bloccati, legati alla vostra poltrona dalla quale leggerete Gomorra.
Uscirete poi a comprare un gelato.
Rifletterete, un po’ per strada e tornando a casa, su tutta quell’ingiustizia.
Odierete voi stessi e tutti coloro che non sanno e ignorano; odierete di più coloro che sanno e che ignorano.
Ammirerete coloro che sanno e che non ignorano, come Roberto Saviano.
Penserete se esista qualcosa di possibile da fare per cambiare qualcosa.
Rabbiosi, vi renderete conto che siete degli stupidi che leggono poesie, libri o ascoltano amabili cantautori.
E perché c’è poca gente che invece agisce.
Vi riprometterete che qualcosa riuscirete a fare, magari un giorno accompagnerete Saviano e come lui tradirete il vostro silenzio.
Sempre rabbiosi, vi renderete conto che quello che potete fare è nulla e che quella è una rabbia ipocrita.
Perchè?
Perchè poi stanchi, vi butterete di nuovo sulla poltrona con un libro di poesie incantevoli in mano dimenticandovi di Roberto Saviano e della sua voce.
Martina Romano (2D)