26 Novembre 2009, Aula Magna, Convitto Nazionale Umberto I. Si tiene l’incontro che tratta di letteratura e omosessualità presentato dalle professoresse Nosotti e Soglia, che fa parte del progetto “Alterofobia”. Gli alunni della classi IIC e IIB hanno letto alcuni passi di scrittori che in seguito le insegnanti hanno commentato e spiegato.
Lo scopo di questa conferenza non era quello di elencare le opere di artisti o poeti omosessuali, ma quello di scoprire che essi scrivono indipendentemente dalla loro condizione facendo emergere l’amore come sentimento universale non limitato al proprio orientamento sessuale.
La professoressa Nosotti esordisce spiegando che parlare di omosessualità non è una delle più semplici cose, e che quando si è di fronte a un testo, una poesia o una canzone, non ci si deve preoccupare se l’autore l’ha scritta per un uomo o per una donna. Bisogna apprezzare solamente la bellezza delle parole.
Ed è ciò che noi abbiamo provato ascoltando la poesia di Saffo, una donna di grande cultura dell’antica Grecia, che nella sua poesia descrive i sentimenti che prova una persona quando è innamorata e dedica il suo poema alle sue allieve. Ci siamo stupiti di come queste sensazioni possano vivere da sempre, sin dall’inizio del mondo. La poetessa tratta, in un altro brano, anche il tema del dolore causato dalla passione amorosa e invoca Afrodite affinché possa aiutarla a sopportare questa sofferenza e possa fare in modo che la ragazza che ama ricambi i suoi sentimenti.
A distanza di molti secoli, il poeta spagnolo Federico Garcìa Lorca, ci ripropone lo stesso argomento nelle “Piaghe D’Amore” e paragona il patema amoroso ad “un gran fuoco che divora”, riprendendo la concezione virgiliana dell’amore, in cui il binomio “durus amor” accompagna il capitolo dell’Eneide in cui si narra della fiamma di Didone per Enea.
L’opera di Petronio “Satyricon” fu uno dei primi romanzi della storia. In esso l’autore parla e si prende gioco di una Roma corrotta, violenta, volgare dove gli unici ad essere raffinati, civili e rispettosi della moralità sono una coppia omosessuale.
Dante Alighieri, nella famosa opera “La Divina Commedia”, colloca gli omosessuali nel Purgatorio e nell’Inferno, perché nella sua epoca esserlo era un reato, ma rispetta più di ogni altra persona che conosce il suo maestro Brunetto Latino, anche egli omosessuale, e lo considera come se fosse un padre. Dal testo emerge quindi un rispetto profondo che Dante ha nei suoi confronti.
William Shakespeare, nei “Sonetti D’Amore”, esprime l’ affetto verso un caro amico come qualcosa che è assolutamente indipendente dal sesso, paragona la sua bellezza alla natura e tende a potenziare l’ambiente circostante con il suo fascino, dal momento che lo denota migliore di un giorno estivo. Inoltre prega affinché la morte non porti via lo splendore dell’amico. Di nuovo ritroviamo lo stesso tema trattato da Federico Garcìa Lorca nel “Sonetto Del Dolce Lamento”, che dà importanza alla bellezza fisica del suo compagno ma al tempo stesso la rimpiange perché ormai quest’ultimo è lontano.
Un altro personaggio rinascimentale, noto soprattutto come scultore e pittore, ma anche bravissimo scrittore, è Michelangelo Buonarroti che, con la sua poesia “Che Cos’è Questo, Amore?”, esalta il primato dell’amore ma non riesce a spiegare bene i sentimenti che la passione fa provare tanto da invocare Dio e tentare di chiedergli una spiegazione.
Nel Romanticismo si affermano i poeti maledetti, come Paul Verlaine, che nei versi di “Noi Saremo”, non nasconde il suo sentimento e lo esterna a tutti quanti, dicendo di non preoccuparsi e soprattutto di non vergognarsi di essere omosessuale, qualcosa di veramente rivoluzionario per l’epoca.
Indubbiamente non si poteva evitare di parlare di Oscar Wilde, scrittore che ha pagato con il carcere la sua omosessualità. Prima fu sposato con una donna, poi prese coscienza della sua omosessualità, venne processato con l’accusa di sodomia che il padre del suo amante gli aveva mosso. Nel periodo in cui fu citato in giudizio, apparve sui giornali il suo nome come allegoria del termine sodomia, che poi si trasformerà in omosessualità. In una sua lettera all’amante, scritta dalla prigione in cui era appunto recluso, emerge il rimpianto di Wilde per la lontananza da esso e dal suo affetto.
Anche Wystan Hugh Auden, nella sua “Blues In Memoria”, è disperato per la morte del suo compagno e vorrebbe che cessassero tutti i rumori per riuscire a piangere nella propria intimità.
Con le sue parole, va al di là del sesso, del tempo e dello spazio.
Ne “La Morte A Venezia”, romanzo di Thomas Mann, viene raccontata la storia di un anziano scrittore di nome Gustav von Aschenbach che in seguito ad un viaggio si innamora di un adolescente polacco di nome Tadzio. Dunque Aschenbach tenta di reprimere il suo istinto omosessuale e incarna in Tadzio l’ideale di bellezza, senza riuscire ad esprimerla e descriverla.
Invece, nel romanzo epistolare di Marguerite Yourcenar, intitolato “Alexis, O Il Trattato Della Lotta Vana” , l’autrice scrive: “ho letto sovente che le parole tradiscono il pensiero, ma mi sembra che le parole scritte lo tradiscano ancor di più. Tu sai ciò che resta di un testo dopo due successive traduzioni”, esprimendo dunque l’ inabilità nel raccontare e nell’esprimersi del narratore interno, ma fa dichiarare al personaggio in prima persona la sua omosessualità alla moglie. Una frase molto intensa e significativa che ci ha colpito è la seguente: “se è difficile vivere, e ancora più difficile spiegare la propria vita”.
Di diverso stampo è la poesia di Pierpaolo Pasolini, noto scrittore e regista gay. Nella sua “Supplica A Mia Madre”, l’autore rivolge alla madre quasi una preghiera, dove esalta la sua insostituibilità ma la condanna pure dicendo che la sua è stata un’infanzia troppo repressa e vigilata.
Anche Sandro Penna, famoso poeta che aveva frequenti rapporti sessuali con degli adolescenti, si discosta dal tema dell’ amore per riflettere sulla bellezza che ha il semplice schiamazzo dei fanciulli mentre giocano e allontanarsi un po’ dalla poetica dedicata alla carnalità e alla sfrenatezza del sesso.
Vorremmo chiudere con gli antichi ma eterni versi di Saffo:
“Se appena ti vedo, subito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell’erba; e poco lontana mi sento
dall’essere morta.”
Insomma l’amore coinvolge tutti, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla religione, e non possiede tempo o spazio.
Fabio Tesauro e Simone Ambrisi (2B)