La nostra scuola ha sempre avuto come peculiarità, molto spesso e, vorremmo aggiungere, anche giustamente, come motivo di vanto, quella di offrire una vasta gamma di percorsi di studio differenti fra loro: il Liceo Classico Europeo, lo Scientifico Cambridge e Internazionale ed il più recente Liceo Economico Sociale. Tutti questi percorsi formativi hanno come loro obiettivo il raggiungimento di un’apertura mentale adatta ad affrontare le nuove sfide del mondo di oggi e la promozione dello spirito di collaborazione e l’integrazione di culture diverse. Eppure, tre anni fa, si è deciso di dividere proprio ciò che fra tutti si proponeva di creare un ambiente unito: il liceo.
Non è più una novità che ciò che doveva essere soltanto una soluzione provvisoria, una questione di un anno al massimo, sia diventata una vera e propria realtà in cui viviamo tutti i giorni dal 2016. Il nostro liceo è stato diviso. Questa constatazione può risultare di poco conto per gli studenti dello scientifico che, senza sottovalutare le difficoltà della struttura della loro scuola, non devono dimenticarsi di avere un intero edificio a loro disposizione. Questo permette loro di trovare divanetti, tavolini e calcetti a tutti e tre i piani e di vivere costantemente in una realtà liceale, circondati da coetanei che percorrono il medesimo cammino. Lo stesso non si può dire delle due sezioni del classico per cui la questione della struttura che ospita la scuola acquista molta più importanza; otto delle dieci classi del Liceo Classico Europeo, infatti, sono relegate all’ultimo piano della sede di via Bligny.
Le proposte inizialmente avanzate per cercare di risolvere il problema sono state tante. Quest’anno in particolare, il fatto che gli stessi rappresentanti d’istituto percepissero in prima persona gli svantaggi di tale collocazione ci aveva fatto ben sperare in un positivo cambiamento. Invece siamo stati delusi di nuovo. I problemi di comunicazione fra le due sedi sono ormai consolidati. Ci siamo rassegnati anche all’idea che, oltre al torneo di calcio con altre scuole, non si riescano ad organizzare altre attività per cercare di conoscersi. Ci era tuttavia rimasta una buona occasione, in tutto l’anno, per stare davvero insieme, occasione che si è pensato bene di toglierci: la cogestione. Quest’anno, proprio in occasione della cogestione, si evidenzia in modo nettissimo la separazione fra classico e scientifico. Anche se comprendiamo le difficoltà logistiche che hanno spinto a compiere la scelta di quest’anno, non capiamo come, fino agli anni scorsi, il numero di studenti e gli spostamenti non abbiano mai rappresentato un problema insormontabile.
Se già il rapporto tra le due sedi è complicato, a renderlo quasi impossibile è la mancanza di spazi comuni, accentuata dalla prolungata inagibilità del cortile e dall’occupazione costante dell’aula relax da parte delle scuole medie, con cui condividiamo gli spazi. Nonostante ci siano persone che, grazie ad attività come il liceo matematico e il teatro o alle amicizie del tempo delle scuole medie, siano riuscite a rimanere in contatto fra le due sedi, noi speriamo di poter parlare anche a nome di chi è arrivato quest’anno in prima e ha avuto poche possibilità, fino ad ora, di conoscere anche l’altra sede, o chi, come gli studenti di seconda, si ritrova ancora più escluso, perché da due anni costretto a fare lezione nelle classi della cosiddetta “zona paradiso”. Speriamo anche di parlare a nome delle quarte e quinte, che sono state improvvisamente sradicate dalle amicizie create nei primi anni.
La domanda sorge quindi spontanea: si può fare qualcosa per migliorare la situazione? Nel cercare una soluzione vorremmo proporre e promuovere ancora di più l’organizzazione e la partecipazione ad attività che coinvolgano tutti gli studenti, o potenziare lo scambio di progetti, informazioni, aiuti agevolando gli spostamenti fra le sedi. In questo clima, forse, la cogestione, se ben organizzata, potrebbe davvero diventare il simbolo dell’unione, di quel senso di famiglia e aggregazione che viene molto enfatizzato nel video di presentazione della nostra scuola. Allora, forse, potremmo davvero tornare ad essere un’unica grande comunità. Per farlo, tuttavia, dobbiamo parlarne, confrontarci, cercare di venirci incontro e non dividere ancora più nettamente le iniziative volte a questo scopo. È opportuno porre al centro dell’attenzione un problema che è stato sottovalutato troppo a lungo.
La classe 3B